Con i piedi ben piantati a terra, senza illudersi, ma un dato appare chiaro: questa è una Juventus diversa. No, questo mini ciclo di vittorie – Derby ed Empoli -, non è uguale a quello illusorio della doppietta Bologna-Maccabi. Lo dicono i gesti, i segnali, quello che si vede in campo, quello che succede tra le mura del Training Center della Continassa.
 
Qualcosa dal ritiro è cambiato. Può sembrare una forzatura a favor di telecamera, ma l’abbraccio prima dell’inizio delle partite è un gesto importante, di unione, dopo lo scollamento all’interno dello spogliatoio dovuto ai risultati che non arrivavano. Lo stesso abbraccio forte, collettivo, che avviene adesso dopo ogni rete. Uniti come un pugno, contro le difficoltà di questo inizio di stagione, a infrangere un muro fatto di dubbi, poca fiducia in sé, incapacità di capire cosa non stia funzionando.
 
OR LIVE: il post Juve-Empoli con Chirico e Corbo
Non solo il gruppo, però. Qualcosa è profondamente cambiato anche nel corso della settimana. Ce lo raccontano i comunicati ufficiali che rendono conto di doppie sedute di allenamento, una novità in questa fase della stagione. Più lavoro che inizia a dare i suoi frutti anche in campo, e si vede. C’è poi il riscatto dei calciatori spesso criticati: uno su tutti Kean. Recuperare questi elementi è fondamentale per le rotazioni che, a loro volta, sono necessarie in questa fase dell’anno, in prossimità della sosta pre Mondiale.
 
Ripetiamo: i segnali sono buoni, ma nessuna illusione. Anche contro l’Empoli, soprattutto nel primo tempo, la Juventus è apparsa ancora una squadra fragile, in balìa degli episodi: palla dentro la partita diventa tragedia, palla fuori va tutto bene. Normale, fisiologico, a questo punto. Adesso, però, conta solo una cosa, l’unico obiettivo di Allegri e della sua squadra: infilare un filotto di risultati positivi, fare morale, cementare ancora di più il gruppo, chiudere questa prima parte della stagione a ridosso delle prime. E poi? E poi si vedrà, quando ci saranno un Chiesa e un Pogba in più…