Roberto Beccantini, maestro del giornalismo italiano, torna a scrivere la sua rubrica "PlayBeck" sul Corriere dello Sport. E stavolta cita Allegri. Ecco un estratto.

"Il problema del campionato che decolla sabato è la scomparsa del passatempo. Massimiliano Allegri. Come faremo senza? Il feticista che sbroccò di brutto al termine della finale di Coppa Italia, ultima «spilla» di Madama. Il gestore labronico da sette milioni l’anno che praticava un calcio giurassico ed espulse Cristiano Giuntoli dal grappolo dei Vittoriosi dell’Olimpico, la notte del 15 maggio. E adesso, cavoli nostri. Lele Adani ha svuotato gli scaffali «alla» memoria e Antonio Cassano deposto la gerla dei vaffa. Arrigo Sacchi, dopo aver trascorso l’estate a difendere l’insano paragone tra il rigore di Baggio e il rigore di Grosso, dovrà inventarsi un nuovo bersaglio. I tribunali del Web hanno rinunciato alle ferie, pur di non perdersi lo spettacolo di un’epurazione che ha spaccato il mondo juventino: di qua, gli evasi dal penitenziario degli slogan; di là, i prigionieri del dubbio. In mezzo, gli esuberi di Giuntoli. Il rapporto didattico che lega l’allenatore al giocatore rischia di sfociare in un assistenzialismo pericolosamente ambiguo (…). Allegri fa storia a sé. Il primo, grande. Perché grandi erano, anche, i «dipendenti». Il secondo, piccolo. Perché non all’altezza di un organico non all’altezza: olé".