L'INCONTRO - "La prima volta l'ho incontrato a novembre 2017, a Malaga: era già fortissimo, dominante sotto tutti gli aspetti. Aveva 12 anni, volevamo già fare in modo che facesse parte di Aim Futbol, la nostra agenzia, ma all'inizio suo padre Donny, che è stato un calciatore professionista, non voleva dare la procura del figlio. Poi ci siamo conosciuti meglio ed è caduto il muro di giusta diffidenza che si era creato. Abitavamo entrambi a Marbella, per cui finalmente a giugno 2020 il padre mi chiama per iniziare una collaborazione poi concretizzata ad agosto: siamo grati a tutti loro per la lealtà e la fiducia che ci hanno dimostrato nel corso del tempo".
PRIMA SQUADRA - "Persino Jordi Cruijff, quando era ancora un dirigente blaugrana, si era mosso in prima persona per arrivare a Dean. Noi però abbiamo preferito la Juventus al Barcellona o al Bayern Monaco per due motivi. Il primo riguarda la chiarezza del club bianconero: impressionante, hanno avuto un'accuratezza chirurgica nel capire il tipo di carriera che avrebbe potuto fare il giocatore. Avevano in mente tutto per Dean, passo dopo passo. La Juventus aveva un progetto per Huijsen e ci siamo subito innamorati. E poi il ragazzo voleva confrontarsi con il campionato italiano, ideale per far crescere un difensore tecnicamente e tatticamente: la Serie A è come un master per i difensori. Come può essere il Barcellona per una mezzala o il Real Madrid per un fantasista. Lui si ispira a Chiellini, Sergio Ramos, Van Dijk e De Ligt: gli auguro di seguire le loro orme".
CON ALLEGRI - "Ottimo, molto professionale. Il mister lo guida su tutto. Cerca di spronarlo a crescere, a migliorare giorno dopo giorno. Il fatto che lo abbia portato negli Stati Uniti era già un ottimo segnale, poi il ragazzo ha lavorato bene e ora raccoglie i frutti".