Il “caso” riguarda Salvatore Giglio, professione fotografo da quarantacinque anni e riconosciuto in tutto il mondo come l’affabulatore storico della Juventus attraverso le immagini di tutte le avventure che la squadra bianconera e i suoi protagonisti hanno vissuto, nel bene e nel male. L’ultimo suo lavoro, “La favola della Juventus” con i testi di Italo Cucci, è un’opera unica per prestigio artistico e per valore culturale sportivo. Giglio dunque rappresenta un’icona vivente per il modo del calcio e dell’arte fotografica in generale. Da ieri sera Salvatore, dopo un sit in all’esterno dell’Allianz Stadium, ha iniziato lo sciopero della fame per protestare con ragione contro lo sgarbo del quale era stato vittima.
La Juve sa bene quale sia il valore storico e professionale di Giglio e, anche se la gestione dei fotografi in questa fase è gestita ufficialmente dalla Lega e dall'Ussi locale, avrebbe dovuto tenere conto di cosa rappresenta il professionista lasciato fuori dai cancelli. Quando vogliono, sanno farsi sentire.. La vicenda ricorda da molto vicino ciò che accadde nella società bianconera quando al comando, insieme con il dottor Umberto, vennero chiamati i rappresentanti di quella che verrà per sempre ricordata, con fastidio, la “triade”. Uno fra i primi atti di Giraudo, Moggi e Bettega fu quello di non rinnovare più la tessera di tribuna d’onore a Giampiero Boniperti il quale, da quel giorno e fino alla conclusione di quella gestione, non mise mai più piede nello stadio preferendo guardare le partite della “sua” Juventus nel salotto di casa in compagnia dell’Avvocato. Rimediò, si fa per dire, Cobolli Gigli restituendo la totale e dovuta dignità al presidente dei presidenti. Ma ancora oggi se chiedete a Boniperti cosa ne pensi della ”triade” risponderà tossicchiano “Mio Dio, ma che freddo fa oggi a Torino!”.