Oggi se si dovesse scrivere un equivalente “Tutto quello che avreste voluto sapere sul calcio ecc.”, ci vorrebbe anche una parte dedicata ad Allegri, con una domanda coraggiosa: “Le piace Zeman?”, che per altro ricalca il ben più licenzioso “Aimez vous Brahms ?” di Francoise Sagan.
Fra il labronico e il boemo, infatti, all’apparenza c’è una distanza abissale. Realista, prudente, concreto, elementare il primo, sognatore, temerario, sperimentatore , teorico il secondo. Ora, veleggia il sospetto che gli opposti si attraggano. Quantomeno che Allegri sia attratto da Zeman.
L’esempio di questa attrazione fatale s’è visto ieri sera, anche se d’indizi ce ne erano già stati.
Stanco di sentirsi dire (da Sacchi in su) che vinceva, ma non convinceva, che il suo era un calcio elementare e pragmatico, che guidava una Ferrari col freno a mano, Allegri deve aver pensato: “Ora glielo faccio vedere io”. E ha messo in piedi una squadra a trazione anteriore, che non a caso per qualche mese soffriva, stranamente, in difesa. Una squadra in cui, probabilmente, l’assenza di Chiellini pesa di più di quella di Ronaldo. E, allora, sempre col canto della sirena Zeman in testa, via col calcio Champagne (ma non con quello di Maifredi!).
Si sa che Allegri vede sempre il bicchiere mezzo pieno e che, saggiamente, dice trovare le sconfitte salutari (quando sono poche).
Ora conviene che torni a pensare ad essere come un tempo, con l’equilibrio e non con il divertimento (suicida) come primo comandamento. Meglio assomigliare a se stessi che a Zeman. Meglio l’originale della copia.