"In uno studio che mette a confronto la rosa che Allegri ha ereditato dalla gestione Pirlo (il predecessore) e quella attualmente a disposizione - incrociati i dati Cies e Transfermarkt - emerge come il valore dei 18 calciatori rimasti alla Continassa negli ultimi due anni e mezzo sia aumentato complessivamente di 63,9 milioni di euro, passando dai 292,2 milioni della stagione 2021-22 (quella del ritorno del toscano) ai 356,1 di oggi", questo quanto il riferisce il Corriere dello Sport. Dati che però devono essere contestualizzati e analizzati per capire quanto effettivamente in questa crescita ci sia la mano di Allegri e quanto invece dipenda da altri fattori.

Se infatti in alcuni casi, come quello di Adrien Rabiot, passato da un valore di 17 milioni a 40, c'è indubbiamente il lavoro del tecnico, che ha saputo trasformare il francese da comprimario e imprescindibile, per altri giocatori ad incidere ci sono anche altre situazioni. Nicolò Fagioli e Fabio Miretti ad esempio, che da 6,5 e 5 milioni hanno aumentato il proprio valore rispettivamente a 35 e 15, devono sicuramente "ringraziare" Allegri, il quale ha creduto in loro (soprattutto nel caso di Fabio), ma a condizionare questa "crescita" c'è il discorso relativo all'età. Nel 2021 Fagioli giocava in Serie B alla Cremonese mentre Miretti aveva passato gran parte della stagione con la Next Gen, debuttando in prima squadra nel finale. Ecco, è evidente come a prescindere dall'allenatore quindi, la loro sarebbe stata una crescita esponenziale per il valore di mercato.

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Discorso simile per Iling Junior, Cambiaso  e Yildiz. In generale quindi, va dato il merito ad Allegri di aver lanciato e puntato (in maniera differente a seconda dei casi) su tanti giovani bianconeri, ma non si può in questo senso non sottolineare il lavoro che ha fatto la dirigenza, il reparto scouting e nel complesso il settore giovanile. Se il valore della rosa bianconera è aumentato, lo si deve in buona parte a come la società ha portato avanti  alcune strategie legate ai giovani. Le scelte che ha fatto e la costanza delle opportunità date a tanti ragazzi. Un lavoro che ha visto ovviamente anche  il contributo e la mano del tecnico livornese.

Dall'altra parte però, c'è una differenza da sottolineare e provare a spiegare. Emergono  infatti delle difficoltà in questi due anni a valorizzare altri tipi di giocatori. Federico Chiesa - anche complice il grave infortunio - secondo questi dati ha un valore più basso rispetto a prima, da 60 a 50 milioni. Stesso discorso per Vlahovic, passato da un valore di 80 milioni a uno di 70. Locatelli invece non ha visto variazioni in questo senso. Tre giocatori che a differenza dei tanti citati prima, erano già "esplosi" in altre squadre o con altri allenatori e che, facendo riferimento a questi valori di mercato, non sono stati "valorizzati", nonostante un età ancora giovane che presupponeva ci potesse essere un ulteriore crescita. Molto bene con i giovani ancora non affermati, un po' meno forse, con i giocatori che erano già pronti per prendere in mano la Juve.