"Due anni che non parlo, spero di non dire troppe cazzate"

Queste sono le prime parole pronunciate da Massimiliano Allegri nello studio del "Club" di Sky Sport, di cui è ospite speciale. L'ex allenatore della Juventus, per ironia della sorte, si trova a parlare in tv nella stessa giornata in cui la sua ex squadra è andata incontro a una sconfitta umiliante in casa contro il Benevento.

Qui di seguito tutte le dichiarazioni di Allegri in tempo reale (tono visibilmente emozionato quando parla del passato bianconero):

NAPOLI O ROMA? - "Del mio futuro non so ancora niente, ma a giugno voglio tornare perché adoro godere delle gesta dei miei giocatori".

INATTIVO - "Quando sono a casa che non alleno mi annoio a guardar troppe partite. Mi sono rimesso a guardarle adesso per provare a immedesimarmi negli allenatori, provare a capire che sostituzioni farei al loro posto... e ne azzecco poche!"

IL CALCIO DI OGGI - "Bisogna rimboccarsi tutti le maniche. Ho sentito tutti i commenti alle eliminazioni delle squadre italiane in Europa e dobbiamo fare parecchie riflessioni. Io sono stato visto come uno che faceva da contraltare ai giochisti, ma non è che sono giusti loro o sbagliato io, o il contrario. Io sono cresciuto come allenatore vecchio stile, e non è da buttar via tutto ciò che ci hanno insegnato. Così come non si butta via tutto delle idee di oggi. La parola equilibrio serve nella vita e nel calcio: quando sento parlare del gioco da dietro etc etc va bene tutto, ma il calcio è una roba seria!"

TECNICA O TATTICA? - "Si deve rimettere al centro il giocatore. La tattica serve ovviamente, nessun allenatore non-organizza la squadra. Però poi ci lamentiamo se in Europa i giocatori avversari passano la palla a cento all'ora mentre i tuoi terzini beccano sempre l'avversario quando vanno al cross... Bisogna farsi delle domande! Iniziare a lavorare nei settori giovanili, e non tanto per dire: tecnica e tattica individuale, in velocità... Oggi i giocatori migliori del calcio italiano sono i grandi vecchi come Ronaldo e Ibrahimovic. I nostri giocatori hanno scontato un problema di coltivazione della qualità tecnica."

I SETTORI GIOVANILI - "Mi spiace molto dirlo, ma i giocatori oggi sono uno strumento per dimostrare che gli allenatori sono bravi. L'allenatore è bravo quando vince e crea valore. Io mi emoziono e mi innamoro dei miei giocatori. Ieri vedevo in tv Ronaldinho, ho visto la partita straordinaria di Pepe del Porto contro la Juventus, o quella di Chiellini contro il Cagliari, o mi vengono i brividi quando racconto una prestazione di Nesta contro il Barcellona anni fa... Ma non si può pensare alle organizzazioni senza i giocatori giusti!"

PORTO E BORUSSIA HANNO GIOCATORI MIGLIORI DI JUVE E INTER? - "Non lo so, ci sono anche casualità sfortunate. Però so che bisogna ritornare all'abc del calcio. I passaggi non sono tutti uguali. Oggi tutti devono fare la costruzione dal basso, ma si deve capire quali sono i momenti giusti della partita in cui si può fare e quali no. Si deve curare l'aspetto della qualità tecnica e poi i difensori devono difendere, i portieri devono parare e gli attaccanti segnare. Io a Buffon e i miei difensori ripetevo che non dovevano vergognarsi di spazzare ogni tanto il pallone quando necessario".

POLEMICA CON SACCHI - "Ha ragione che il calcio è un gioco di squadra, ma per renderlo davvero tale bisogna che tutti i giocatori sappiano passarsi bene la palla. Si veda il Barcellona di Xavi e Iniesta: il pallone viaggiava velocemente e anche se mettevi il piede la palla passava".

IN ITALIA SI VEDE SOLO NEGATIVO! - "Dobbiamo imparare a vedere anche le cose positive: oggi a Torino il Benevento, dopo prove non belle come quella con la Fiorentina, ha preparato benissimo la partita, bravo Pippo Inzaghi, e ha fatto una prestazione importante per battere la Juve".

POSSESSO PALLA - "Arrivai alla Juve e dopo una partita col Chievo mi portarono i dati del possesso dei giocatori: Buffon aveva fatto 1'39'' mentre uno dei mediani solo 45 secondi. Chiamai i giocatori e dissi loro che se continuavano a passarla indietro a lui, avrei tolto il portiere".

L'ADDIO ALLA JUVE - "Dopo 5 anni ci siamo divisi in maniera naturale e mi dispiace che oggi abbia perso. In quel 2019 ci fu una diversità di vedute, ma Agnelli non mi disse che avrebbe preso Sarri. Eravamo d'accordo su tante cose, ma quasi senza renderci conto ci siamo separati. La scelta è stata del presidente ma con Andrea c'è ancora un rapporto meraviglioso ed è stato un quinquennio pieno di alchimie, dove le cose s'incastravano bene, vittorie e scelte di mercato importanti... Dopo 5 anni è vero, trasmettere le stesse cose ai giocatori diventa più difficile e anche per questo Agnelli, Paratici e Nedved hanno deciso di sostituirmi. Ma quell'anno abbiamo fatto un sacco di punti e vinto un campionato in 30 partite. Certo, l'eliminazione ai quarti di Champions con l'Ajax fece scemare qualcosa e quel finale di stagione fu la logica fine di un rapporto tra me e la Juve".

IL LEGAME CON LA JUVENTUS - "Io mi affeziono alle squadre che alleno, come anche al Milan e al Cagliari. Non sembra, ma sono un passionale! Alla Juve magari tornerei anche, ma oggi è impossibile dirlo e Pirlo sta facendo un bel lavoro".

LE DIFFICOLTÀ AL PRIMO ANNO - "Non conosco le difficoltà specifiche di Andrea Pirlo, ma so per certo che l'allenatore è un mestiere molto difficile e non si può spiegare come si fa. Peraltro ci sono due allenatori in uno: quello che lavora dal lunedì al venerdì, poi c'è quello del weekend quando c'è la partita, e lì la gestione dell'imprevisto non si può spiegare. Ma anche la gestione della settimana e soprattutto quella delle risorse umane, quelle mica c'è scritto sui libri! Quando mi chiedevano di venire a vedere i miei allenamenti io dicevo 'prego venite, tanto mica mando missili sulla luna!' ma tanto non si può spiegare come si fa il mestiere di allenatore. Sono qualità che uno ha. Come il modo giusto di comunicare e trattare i vari giocatori."

GESTIRE I GIOCATORI COME RONALDO - "Cambia sicuramente, anche perché più alzi il livello più è veloce l'apprendimento calcistico. Scendendo di categoria ci si mette più tempo a insegnare le cose. Io ho avuto la fortuna di allenare giocatori come Ibrahimovic, CR7, Ronaldinho, Tevez, Chiellini etc etc e con loro è più facile farti capire. La cosa fondamentale con loro è il rispetto: darglielo e fartelo dare".

I SOCIAL - "Adesso imperversano, però i giocatori ascoltano sempre l'allenatore, che resta il loro punto di riferimento e deve gestire gli uomini tanto quanto la tattica e la tecnica".

NO AL REAL - "Tre anni fa mi cercò il presidente del Real Madrid, ma dissi di no per restare alla Juve".

L'ANEDDOTO DI DANI ALVES - "Semifinale di Coppa Italia di ritorno a Napoli, dovevamo difendere il pareggio. Metto Alves per schierarci a 5 e gli dico che dobbiamo portare in fondo la partita. Dopo 4 minuti lui viene da me e mi dice 'Mister mi lasci fare, vado a uomo su Insigne perché è l'unico che può davvero impensierirci" e aveva ragione! Ho imparato molto dai grandi giocatori d'esperienza. Infatti dopo, quando abbiamo giocato col Barcellona, lui andò a uomo su Neymar e fece una partita straordinaria. I grandi campioni voglio fare l'uomo contro l'uomo, interessa meno la zona. Quando sei in area bisogna marcare".

GLI ALLENAMENTI CON CHIELLINI E BARZAGLI - "In allenamento godevano nel difendere!".

L'EVOLUZIONE DI DYBALA - "Quando venne dal Palermo gli dissi 'tu lì giocavi centravanti ma partivi da 50 metri dalla porta, qua alla Juve non puoi farlo'. Lui è straordinario al fianco di una punta, ed è un giocatore che fa gol. Questa cosa l'ho imparata da Galeone, che mi arretrò rispetto al ruolo di trequartista che ricoprivo precedentemente da giovane. Ecco, Conte è riuscito a fare qualcosa di simile con Eriksen".

VIVA LA DIFESA! - "Le grandi sfide si vincono con le grandi difese, disse il grande allenatore di basket Messina. Noi la finale col Real Madrid a Cardiff la perdemmo perché difendemmo peggio di loro. Quando due squadre sono equilibrate perde chi non riesce a impedire agli avversari di far gol!"

COSA MANCA A QUESTA JUVE - "A volte capita che dall'esterno si sbaglino completamente le valutazioni su certi giocatori. Come faccio quindi a dire cosa manca alla Juventus? Hanno fatto una buona squadra, Chiesa sta facendo ottime cose e Morata è partito bene poi ha avuto il virus, sono in finale di Coppa Italia, hanno vinto la Supercoppa Italiana, la Champions League è sempre un'incognita e il Covid ha stravolto molti equilibri, e in campionato sta pur sempre lottando per le prime 4. Hanno qualità, ma nel cambio generazionale cambiano anche le caratteristiche dei giocatori. Si veda la difesa: Chiellini gioca diversamente, Barzagli non c'è più, si deve ricreare un'anima. Poi a seconda di chi ti gioca accanto tu rendi magari diversamente, ci si deve completare a vicenda. Tutte le squadre passano da momenti belli ad altri meno, ma questa può ancora essere un'annata positiva: Certo, poteva essere un po' più vicina all'Inter, ma devi anche considerare gli infortuni e tante altre valutazioni".

LA ROSA DELLA JUVE RISPETTO ALL'INTER - "I giocatori nerazzurri come Barella e Bastoni sono cresciuti molto e dopo l'uscita dall'Europa è diventata una squadra che può giocare per vincere. E sono più consolidati rispetto alla Juventus che ha cambiato molto. Anche solo cambiare due giocatori vuol dire tanto!"

BENTANCUR - "Non può giocare davanti alla difesa. Con me ne faceva una da regista e dieci da mezzala. Lui è bravissimo ma in cabina di regia ha un tempo di gioco di troppo".

LA NAZIONALE - "Mancini sta facendo un ottimo lavoro e ha dato autostima, serenità e unità d'intenti agli Azzurri, ma ha tutto il peso addosso perché ora ci si aspetta che debba vincere l'Europeo. Ma ha avversari fortissimi! Qua si vive di esaltazione: se fa un grande Europeo ok, se invece lo fa cattivo il calcio va in crisi profonda. Bisogna ragionare in un altro modo, a prescindere da cosa farà l'Italia. Dai giocatori agli allenatori alle società, devi ricostruire quando c'è il periodo di magra. E i giovani, appena uno fa due partite buone si parla di aumento di stipendio, valore di 50 milioni... ai miei tempi c'era da soffrire, oggi col frigo pieno non c'è più fame".

COME PESCARE I GIOCATORI GIUSTI - "Oggi c'è ricchezza e capacità di prendere giocatori ovunque grazie ai diritti tv, devi capire quali sono i giocatori migliori tecnicamente. E bisogna formare i ragazzini facendoli giocare dall'Under 15 in Serie D. Già è una buona cosa la Juve Under 23 che gioca in Serie C".

L'ALLENATORE OGGI - "Devi entrar dentro le dinamiche societarie e condividere col club quello che viene proposto e portare avanti le idee tutti insieme. Sul mercato, se non prendi il primo della lista, provi a prendere il secondo, se non riesci prendi il terzo. Se alla fine crei valore la società ne beneficia non solo tecnicamente ma anche economicamente".

LE DIFFERENZE TRA JUVENTUS E MILAN - "Berlusconi era uno showman, la Juve rappresenta la famiglia più importante d'Italia. Il Milan doveva far spettacolo, la Juve conquistare tutte le vittorie attraverso il sacrificio. Il dna è diverso! Così come all'estero il Real Madrid e il Barcellona sono due club totalmente diversi, o il Manchester United e il City. Conoscere il dna della società e sapere dove vai ad allenare è fondamentale"

CRISTIANO RONALDO - "Può sbagliare tecnicamente degli stop e delle giocate, ma quello che fa la differenza e che gli ha permesso di vincere tutte le Champions e i Palloni d'oro che ha vinto è la sua testa micidiale. Certo, chi gli gioca affianco deve capire quali spazi andare a occupare. Per far rendere al meglio CR7 devi trovare le migliori condizioni. Rispetto a Messi? Uno è il più forte, l'altro il più grande..."

COME NACQUE IL TRIDENTE - "Si andò a Firenze a giocare cullandoci sul fatto che tanto Higuain segnava e si vinceva. Io ero in panchina e vedevo che la squadra giocava male. A volte capita anche di vincere giocando male, e non c'è niente di male e va bene lo stesso, e fai finta di niente. Per responsabilizzare i giocatori però decisi di buttar dentro sia il Pipita che Dybala che Mandzukic per responsabilizzarli. Ma anche qui, come faccio a spiegare come si fa l'allenatore: ero lì e dal giocare con 3-5-2 e Sturaro mezzala a giocare col 4-2-3-1 e Mandzukic all'ala sinistra con Cuadrado a destra, fu come aprire una finestra e trovare aria."

I GIOCATORI CHE LO FANNO IMPAZZIRE - "Quelli che facevano passare la palla dove nessuno la faceva passare erano Ronaldinho e Cassano. Io mi innamoro dei giocatori tecnici, al Milan dicevano che Robinho fosse il mio figlioccio: beh, portava la gamba 30 secondi e con quelle gambine non lo buttavi giù! E poi Seedorf, al quale feci fare per la prima volta tre panchine di fila, ma quando c'era da portare palloni pesanti a San Siro affidavamo il pallone a lui".

GLI ATTACCANTI PREFERITI - "Benzema, Lewandowski, Higuain, Ibrahimovic. Dieci anni fa gli dicevo di fare il centravanti, ma siccome ancora correva tanto e andava in giro per il campo. Per questo misi Boateng trequartista: qualcuno in area doveva andare! Avesse fatto all'epoca il centravanti come lo fa oggi... Ma a Zlatan all'epoca non piaceva stare lì a prendere le botte. Kean mi piace ma non è a quei livelli. Haaland deve lavorare tecnicamente ma ha uno strapotere che in dieci metri te ne dà 7-8. Ma il primo sì è Benzema: c'è un motivo se al Real sono passati tanti centravanti ma alla fine gioca sempre lui".

DIFESA A 3 O A 4? - "Nessuno vince in Europa giocando a 3. E al Milan vennero Nesta e Thiago Silva in persona a chiedermi di giocare a 4".

SUAREZ O MORATA? - "Per carriera il Pistolero, ma Morata è uomo da partite secche".

L'HASHTAG #FIUUU - "Non lo creai io, me l'hanno inventato".

LA GIACCA TOLTA A CARPI - "Era l'ultima partita prima di Natale, e io prima di ogni vacanza dicevo ai ragazzi di non rovinarmele. Quella volta lì feci entrare Lichtsteiner che alla fine fece uno stop al contrario dentro l'area e permise a loro quasi di segnare, presero la traversa. Lì partì la giacca. Dopo la partita stetti incazzato due ore in spogliatoio per aver quasi buttato una partita già vinta prima delle feste".

IL PESO DELLA PALLA ALLA JUVE - "Quando giocammo contro il Frosinone nel 2015, in pieno recupero Dybala prova a dribblare per segnare il raddoppio, perdiamo palla e dall'altra parte loro ci pareggiano. Il pallone alla Juve, al Milan o all'Inter pesa diversamente, non devi sempre cercare il gol: bisogna portare a casa la vittoria. Però San Siro è molto più pesante dell'Allianz Stadium: quando arrivai al Milan ero convinto che alcuni bravi giocatori del mio Cagliari potessero poi far bene anche in rossonero. Ma poi capii presto che ci voleva qualcos'altro: il calcio non è solo infioccamento, però bisogna avere giocatori di personalità che sanno come si vincono le partite".

LA LEADERSHIP - "Un leader è uno che porta soluzioni ai problemi e non porta problemi. Un allenatore deve mettersi al servizio dei giocatori, o meglio delle loro caratteristiche. L'allenatore più bravo è quello che fa perdere meno partite, mentre le partite le fanno vincere i grandi giocatori. Io ogni anno che ho allenato non ho mai allenato allo stesso modo! Ogni anno era diverso a seconda dei giocatori che avevo".