Ci sono partite durante la stagione che, più di altre, sono paradigmatiche degli esiti finali, o quantomeno premonitrici di quanto accadrà nella restante parte del campionato, e per la seconda annata di fila, penso sia proprio la gara dell'Olimpico contro la Lazio, quella che più di altre, definisce la Juventus che vedremo d'ora in avanti: lo scorso anno il gol di Dybala a tempo praticamente scaduto, a dire chiaramente che quella Juve non avrebbe mollato fino alla fine, quest'anno a dire che non ce ne è per nessuno, anche quando si gioca malissimo.
 
Mai avevamo visto quest'anno la Juventus così in difficoltà contro una avversaria, un primo tempo davvero sconcertante, zero azioni costruite, zero tiri in porta, squadra che sembrava impotente a controbattere le iniziative degli avversari, e soprattutto incapace di tre passaggi decenti di fila; la ripresa sembrava iniziata in maniera diversa, Juventus più tonica, ma fuoco di paglia, ancora la Lazio a fare la partita, e in vantaggio, casualmente per come arrivato il gol, ma meritatamente, anzi, diciamolo pure, risultato stretto per quanto vistosi almeno fino al 70'.
 
Allegri: 'Caceres non è un ripiego! Cancelo convocato, Kean resta'
Formazione e disposizione tattica
 
Bianconeri scesi nella formazione migliore possibile, in questo periodo, viste le assenze, ed anche le esigenze di turn over: 4 - 3 - 3, con l'inedita coppia Bonucci - Rugani, a centrocampo Emre Can centrale, Bentancur e Matuidi mezze ali, tridente offensivo Douglas Costa - Dybala – Ronaldo; dall’altro lato, Lazio con modulo 3 – 5 – 2, ma di fatto solo Immobile punta unica, Correa più a supporto e praticamente altro centrocampista aggiunto.
 
Primo tempo di marca chiaramente laziale, schierata come detto con centrocampo folto, a 5 o a 6 in realtà, pressing alto, e soprattutto aggressione sistematica al portatore di palla, in particolare ad Emre Can, che doveva essere proprio il giocatore fulcro della manovra bianconera, ma anche raddoppio costante al giocatore sulla fascia, insomma, chiuse tutte le fonti di gioco bianconero, e CR7 praticamente rimasto spettatore in campo, al punto che non si ricordano momenti in cui abbia avuto palla fra i piedi.

Nonostante l'inizio ripresa più volitivo, era chiaro che il centrocampo in doppia inferiorità numerica, soprattutto senza il giocatore capace di giocare di prima e di aggirare al meglio il pressing alto degli avversari, non poteva reggere a lungo, il vantaggio laziale era nell'aria prima ancora che arrivasse, in maniera rocambolesca certamente ma più che meritato per i padroni di casa.
 
Il cambio della dinamica è stato prodotto dalle sostituzioni operate da Allegri, Bernardeschi per Matuidi, Cancelo per Douglas Costa: formazione riassestata in 4 - 4 - 2, come dire un giocatore in più a centrocampo, Bentancur a costruire, o meglio a dare di prima sugli esterni, dove si sono trovati ad operare quattro bianconeri, gli esterni di difesa e di centrocampo, e così la Juventus ha potuto finalmente manovrare con maggiore efficacia, non a caso negli ultimi venti minuti le due azioni decisive, ed altrettante occasioni nitide create, sempre su percussioni dalle fasce, soprattutto dal lato sinistro, con Bernardeschi, giocatore recuperato in pieno.
 
A fine gara, Allegri ha ammesso l’errore: questo centrocampo così schierato in assenza di Pjanic, non può avere lunga vita, Emre Can non può giocare davanti alla difesa, il vero elemento debole della serata è stato lui, e per beffa del destino, anche l'autogol che poteva spezzare le gambe ai bianconeri; ma va detto che anche Matuidi, dopo tanto correre, deve rifiatare: pertanto, è più che probabile che in avvenire, l’assenza di Pjanic sia colmata con un centrocampo a 4 classico, due centrali e due esterni, come nel finale di gara ieri.