Per capire fino in fondo l'era Andrea Agnelli, l'ascesa e caduta, il thriller e l'horror, i lieti fini e quelli drammatici, la paura e i rischi, c'è un solo aspetto da considerare: è la sua traiettoria di vita. La frase dell'intervista al Financial Times legata alla scomparsa del fratello Giovannino, l'uomo che avrebbe dovuto ereditare l'impero e per forza di cose l'idolo di una vita, vale più di ogni altra. Ha dentro di sé l'immediata presa di responsabilità, il nodo in gola del lutto, la voce già schiarita per raccontarsi il futuro. Andrea è un Agnelli e un Agnelli ha il dovere di fare. Non solo: ha il dovere di far bene. L'eredità è schiacciante e ha già schiacciato. Ne esci con la corazza o con le ossa rotte. Se pensiamo a chi è cosa sia stato Andrea per la Juventus, non si arretra di un centimetro. L'immagine è di pura forza. La fonte è di indistruttibili certezze. La sua strada mai una traccia, ma sempre quella maestra.


VOGLIA DI RITORNO

 
Agnelli sbotta: 'Io bugiardo? Sono invidiosi!'. E su Ceferin...
Calciopoli, la ricostruzione, lo Stadium da gestire (dopo un'ottima intuizione) e le vittorie. Conte e Allegri. Da Del Piero a Buffon a Cristiano Ronaldo. Quei successi, prima sorprendenti, sono diventati diretta conseguenza di un'onda crescente, che AA è stato in grado di cavalcare, con le persone giuste al suo fianco. Le fotoricordo da comodino non tengono conto però delle ore, dei giorni, dei mesi e degli anni. Sono passati via in un attimo, un flusso di incoscienza, durato quanto un regno illuminato: il tempo di splendere e di generare il disastro. Con la più spettacolare delle esplosioni. Ecco: da tutte le parole, dalle risposte che aspettava solo di dare - quante volte le avrà ripetute tra sé e sé, quelle domande? -, il fatto che non ammetta un singolo errore è forse la notizia peggiore possibile. L’elaborazione è ancora rabbia. La presa di coscienza latita. Le ferite sono persino fresche. È un amante ferito, in tutto e per tutto. Convinto del tradimento altrui e non ancora dei suoi sbagli. Era evidente con la risposta-tweet di fine dicembre, dopo la vittoria della Superlega sull’Uefa. È evidente sempre più oggi, rileggendo l’intervista al FT: sente il suo percorso non ancora concluso, per la sua squadra del cuore non ha mai smesso di lavorare, progettare, immaginare. Mai sottovalutare un orgoglio così. Ecco perché tra Agnelli e la Juventus forse non è davvero finita.. In campo e non solo.