Con Sarri al timone, famoso per impostare squadre aggressive ed efficaci, la Juve segna meno che con Allegri, da sempre tacciato di eccessivo “ragionerismo”: vincente, ma troppo realista; abile, ma troppo conservatore. Anche quella di Allegri era una squadra sempre (tranne rare domeniche) in testa alla classifica, però capace di realizzare più goal.
Ecco, l’ultimo punto diventa il primo per iniziare a spiegare l’avarizia realizzativa: troppo sacro furore, come se la squadra conoscesse un solo tempo e un solo modo: attaccare a testa bassa, imbucandosi, spesso al centro. Così, raramente, i bianconeri creano spazi, finendo con lo sbattere contro difese e centrocampi schierati dietro la palla. Il copione è sempre lo stesso: avversari che intasano la propria metà campo e la Juve incapace di “aprirli”, creando corridoi o triangoli efficaci.
Una Juve arrembante che sbatte contro muri difensivi, rimbalza (talvolta rischia il contropiede) e riparte. Quasi sempre lo stesso film, con l’eccezione delle partite contro Fiorentina e Milan. Quasi sempre… tanta fatica.
E’ vero: da quando è arrivato Barzagli nello staff tecnico, le cose in difesa vanno meglio, ma la squadra pare saper giocare in un solo modo, senza, appunto cambiare né tempi, né registri.