L'inchiesta de Le Iene sul mondo arbitrale nel calcio italiano prosegue. Nella puntata di oggi in prima serata su Italia 1 va in onda un'intervista esclusiva a Eugenio Abbattista (da un anno e mezzo impiegato al Var), che si è dimesso: "Adesso sono libero di denunciare lo schifo che c'era intorno a me". 

Perché si è dimesso? 
"Mi sono dimesso perché ero stanco della sensazione di schifo che avvertivo attorno. Mi sono sentito con un bavaglio alla bocca che non mi apparteneva. Impossibilità di parlare, di esprimermi e autorizzazioni negate. Dopo il primo servizio che mi riguardava, io ho chiesto di poter parlare, non mi è stata concessa l'autorizzazione". 

Come mai? 
"Perché risultava scomodo farmi parlare perché il documento che il massimo organismo degli arbitri ha prodotto nell'anno in questione e che ha permesso a me e ad altri arbitri di rimanere in organico, è un documento evidentemente falso". 

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Abbattista fa riferimento ai verbali in cui, secondo la procura federale, veniva falsamente attestata la reale proposta di conferma e dismissioni degli arbitri in organico da parte dei valutatori dei direttori di gara, che quell’anno erano il designatore Nicola Rizzoli per la serie A e l’ex arbitro emerito Emidio Morganti per la serie B. 

Perché quel verbale è falso? 
"Perché io dovevo andare a casa, dovevo smettere di arbitrare perché non era stato chiesto che io rimanessi nell'organico. Il documento che è stato prodotto attesta il mantenimento nell'organico mio, di Calvarese e di Giacomelli, quando, in realtà, la relazione che avevano presentato i due valutatori parla di me Giacomelli e Calvarese a casa. Morganti mi ha chiamato e mi ha detto “Alla fine dell'anno smetti di arbitrare per la massima permanenza nel ruolo come arbitro". 

Era certo che sarebbe stato dismesso? 
"Assolutamente sì, tant'è che io dopo quella gara ho anche mollato dal punto di vista degli allenamenti, dell'impegno, perché ritenevo che alla fine dell'anno avrei smesso di arbitrare". 

Cosa ha pensato quando ha scoperto che era stato confermato? 
"Sono stato contento perché restare in campo comunque mi gratificava. Però poi quando ci sono stati i ricorsi dei colleghi dismessi ho iniziato a capire che qualcosa non era andato per il verso giusto. Ho richiesto due volte volontariamente di essere ascoltato dalla Procura Federale per fare chiarezza. Ho confermato che Morganti mi aveva già comunicato che avrei smesso di arbitrare e nelle audizioni, mi hanno chiesto più volte: 'Ma sei sicuro? Ma è vero? E così? sei Certo?'. E, a conferma che il verbale del massimo organismo degli arbitri è falso, c'è un documento inedito che sono in grado di fornirvi dove c'è l'indicazione dell'organico della stagione. In quel documento lì né per Giacomelli né per Calvarese né per me, c'è un'indicazione di deroga o di conferma. Non c'è. Non lo troverete.  Questo certifica che il valutatore Emidio Morganti, che voi avete intervistato, ha detto il vero: per me non era stata richiesta nessuna deroga, nessuna conferma". 

Nell'Aia c'è democrazia? 
"Se degli arbitri giocano a calcio sono delle partite in arbitrabili, la necessità in cui L'Aia ha fallito è quella di non avere un arbitro che regolamentasse il gioco tra due squadre che per vincere sono disposte a fare qualunque cosa. Noi abbiamo dimostrato che non ci meritiamo due cose, la democrazia e la politica, perché non siamo in grado di metterle in pratica, è inammissibile che un cittadino per poter parlare di questioni personali deve chiedere delle autorizzazioni, e peggio ancora, deve avere delle versioni concordate del mettiamoci d'accordo su cosa dire e non dire. Capite che così fare sport e andare in campo è difficilissimo dal punto di vista psicologico? Ancor di più quando questa cosa viene fatta in maniera subdola. Una totale assenza di democrazia nel senso più puro del termine". 

A proposito di presunte pressioni di cui parla Abbattista, la trasmissione si è chiesta se una gestione sbagliata degli arbitri possa arrivare a falsare un campionato. (Ndr.: nel video in onda stasera viene considerato il caso di Gianpaolo Calvarese, il direttore di gara di Juventus-Inter, penultima partita del campionato 2020/2021. Calvarese quell’anno ha potuto arbitrare grazie a un verbale che Abbattista reputa sia falso, e, a fine campionato, viene designato proprio per quella partita decisiva che, stando alle regole, non avrebbe neanche dovuto arbitrare. A tre minuti dalla fine, le due squadre stanno sul 2 a 2 ma proprio allo scadere del tempo l’arbitro Calvarese fischia un rigore a favore della Juve per un contatto tra i giocatori Cuadrado e Perisic. La Juventus realizza il penalty, vince 3 a 2 e si classifica al quarto posto, con un punto in più del Napoli, entrando nella rosa delle squadre ammesse in Champions League. Si fa riferimento a quella decisione arbitrale perché ha prodotto una differenza che è valsa decine di milioni di euro. Ma quel rigore non c’era e anche lo stesso Calvarese ammetterà di avere sbagliato).

Come si esce da questo schifo? 
"In una sola parola: reset. Cioè commissariamento. Subito, immediatamente. Perché siamo in uno stato di confusione che richiede, in questo momento, un intervento di pulizia generale. In questo momento non siamo all'altezza di gestire una competizione elettorale. La cosa che serve oggi è riscrivere le regole dell'associazione, con principi di equità, con il senso di giustizia. Dotare l’Aia di un organismo di controllo e di revisione terzo, al di sopra delle parti, lo dobbiamo anche agli italiani, ai tifosi, perché siamo un'associazione di diritto pubblico. Abbiamo dimostrato in vent'anni di aver fallito. Se vogliamo riacquistare la credibilità all'esterno, dobbiamo avere il coraggio in questo momento di partire da zero". 

Una critica al designatore Rocchi? 
"Siamo in una fase storica dove tutti, nessuno escluso, e quindi anche il valutatore, avrebbero dovuto fare gesti forti come il mio. Perché quando qualcosa inizia a diventare intollerabile bisognerebbe e avremmo probabilmente dovuto tutti fermarci e dimetterci". 

  

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