E' quel particolare “sentire comune”, non giuridico, bensì di piazza e di pancia, che fa muovere le sentenze in una direzione o nell'altra. Non lo diciamo noi, l'hanno detto loro, i magistrati all'epoca di Calciopoli o farsopoli che dir si voglia.
Ebbene, in questo mese una squadra, l'Inter, è stata al centro d'una serie di decisioni arbitrali che l'hanno chiaramente avvantaggiata. Col Frosinone (rigore generosissimo concesso a Thuram), con la Juventus (fallo netto di Darmian su Chiesa da cui poi è scaturito il pareggio interista), col Napoli (addirittura due episodi: fallo evidente ma non fischiato di Lautaro su Lobotka da cui il goal nerazzurro, e rigore nettissimo di Acerbi su Osimhen signorilmente sorvolato).
In sintesi, possiamo definire la reazione alle decisioni pro Inter tiepida. Prendete il tecnico ex arbitro Casarin. Non ci risulta che abbia scritto, dopo Napoli-Inter, la sua abituale rubrica sul “Corriere della Sera”. Ha rilasciato, alla radio, una disamina che si appunta sostanzialmente sulla critica a Mourinho. Sull'arbitraggio di Massa ha detto: “Massa è un arbitro equilibrato. Avesse rivisto il fallo di Lautaro su Lobotka, avrebbe fischiato.” Domanda, anzi tre: perché l' arbitro “equilibrato” non ha rivisto il fallo? Perché Casarin non parla del rigore solare di Acerbi sul centravanti del Napoli? Perché il VAR, che di solito interviene sempre, ha taciuto. Sul fallo evidente di Darmian nei confronti di Chiesa, Marelli, esperto arbitrale di Dazn, non ha dubbi: “Chiesa non è stato colpito in faccia, quindi non è fallo!”. Gli altri commentatori lo hanno seguito a ruota. Del Frosinone nessuno si cura, figuriamoci.
All'opposto, politici più o meno noti si lanciano in apprezzatissime dichiarazioni antijuventine, che non fanno mai male. Soprattutto ai carneadi più sconosciuti. Come ciliegina sulla torta, Cairo, editore della “Gazzetta dello Sport” dichiara che “il rigore fischiato a quelli che non nomino non l'avrebbero mai dato a noi”. L'innominabile è la Juventus, il rigore, solare, è quello su Cambiaso nella gara col Monza. Eccolo finalmente il “sentimento popolare” che deve sempre essere alimentato.
E' ciò che serve: per qualche voto, qualche applauso o qualche favore in più.