ORGANIZZAZIONE - “Andrea Agnelli lo conosco da 25 anni, con lui c’è reciproca e massima fiducia. Spesso mi si confonde per un direttore sportivo, ma non credo di avere neanche le competenze per farlo. Il mio compito, da amministratore delegato, è quello di creare una strategia della quale parlavo prima. Pensavo fosse più semplice, ma è un sistema complesso. Noi cerchiamo sempre di pianificare tutto, ma c’è il fattore umano che può sorprendere. Parliamo di calciatori, non di macchine. A livello sportivo comanda il ds Cherubini, il mio ruolo è dargli supporto o aprire improvvisamente la porta del suo ufficio e valutare insieme un’idea che all’apparenza può sembrare folle”.
POGBA - “Gli stiamo parlando, le cose stanno evolvendo molto, molto bene. Com’è nata l’idea? In quelle riunioni si fanno dei nomi, come quello di Vlahovic che poi è arrivato. Apri la porta, lanci un nome e tutti ti guardano come un matto; poi, piano piano la macchina si avvia e si costruisce l’operazione. Pogba è nato così. La sua presenza sarà fondamentale anche dal punto di vista commerciale, anche se il mio sogno è avere un giocatore italiano che venga riconosciuto a livello internazionale: un Totti, un Del Piero, un Buffon…”.
DE LIGT - “Parliamo di nuovo di giocatori che seguono i consigli dei procuratori. Oggi è impossibile tenere un giocatore che vuole andare via, è una questione di numeri. Ma dal tavolo della trattativa bisogna alzarsi tutti soddisfatti”.
ACQUISTI MENO GIOVANI - “Non è un cambio di rotta, ma servono punti di riferimento. Ho visto l’effetto Ronaldo sui nostri giovani, ora giocatori come Fagioli, Soulé e Miretti devono avere calciatori dai quali imparare”.