Franco Baresi, al Salone del Libro di Torino, ha parlato anche del suo ex allenatore al Milan Arrigo Sacchi: "Dice sempre che i secondi spariscono? Quella Nazionale non ha avuto grandi soddisfazioni sul piano della considerazione. La squadra invece dimostrò di avere attributi, qualità tecniche e umane. Un gruppo molto solido. Facemmo il Mondiale in un clima difficile. Due o tre partite, quarti e ottavi e abbiamo rischiato di tornare a casa. Lì ha vinto il carattere, il gruppo. Si meritava qualche elogio in più. Tutti aspettavano Sacchi e un calcio spettacolare, ma non era semplice giocare meglio e a quei ritmi in quelle condizioni. In Italia siamo restii a cambiare, in tutto. Quando arrivò nessuno lo conosceva. Non sapevamo il suo pensiero, le idee, l'innovazione. Eravamo curiosi, non perplessi, ma volevamo capire, ascoltare, vedere cos'avesse in mente. Non ci volle molto: capimmo subito che la sua filosofia, la sua cultura, erano molto importanti. La sua priorità era l'allenamento: da lì passano certe prestazioni. Voleva che andassimo a mille all'ora e non eravamo abituati. Mai con quell'intensità, attenzione. Potevamo fare qualcosa di importante così, poi la storia l'ha dimostrato. I lanci? Mandavo in gol qualcuno, eh. Anche se lui non voleva. Diceva: lanciando, allungo la squadra. Ma ogni tanto bisogna anche andare in porta. Comunque la squadra era sempre corta, compatta. Poi ci siamo capiti. La resistenza ai cambiamenti? Siamo sempre stati in sintonia. Ripeto: ha portato tante cose eccezionali. Ci siamo portati tutto dietro e ci ha allungato la carriera. Poi racconto quanto sia stato importante giocare con giocatori straordinari in difesa, ognuno di noi migliorava l'altro. È stato un vantaggio enorme. Sono durato tantissimo, Costacurta e Maldini hanno smesso a 40 anni, Mauro a 38. Ci siamo dati uno slancio".