POGBA - «Se penso a Paul, con cui ho sempre avuto un ottimo rapporto, mi vengono in mente i primi allenamenti. Aveva 18-19 anni e vedevi un ragazzo con qualità incredibili, che poi è migliorato divertendosi. Aveva tutto: tecnica, fisico, passaggio, corsa. Rivederlo alla Juve? È bello e affascinante, anche per i tifosi, riabbracciare Paul. Torna dopo sei anni al Manchester United. È un qualcosa in più per la squadra e anche per tutto l’ambiente: Pogba porterà entusiasmo. Pogba è un giocatore di spessore internazionale e ha già giocato nella Juventus. Paul sa cosa vuol dire indossare questa maglia e sa cosa vuol dire vincere. E soprattutto porta personalità, qualità, gol e assist. Ma quello che conta di più è quel mix di personalità e qualità che negli ultimi anni è venuto un po’ a calare. A Manchester ha patito il peso di dover dimostrare di valere i 105 milioni investiti dallo United. Da fuori non si percepisce la pressione che deve sopportare un ragazzo, comunque giovane, quando le aspettative sono altissime. O sei un giocatore che segna 60 gol all’anno, altrimenti è dura far vedere di valere 105 milioni. Quello ha pesato moltissimo. Il giocatore, però, non si discute: è ancora giovane ed è uno che sposta gli equilibri. Avrà una gran voglia di rimettersi in pista. E vincere. Per la Juventus è un grandissimo colpo».
ALLEGRI E CONTE - «Allegri è intelligente e lo ha dimostrato anche lo scorso anno. Nel momento di difficoltà ha capito che avrebbe dovuto fare di più, infatti abbiamo visto una buona Juve nella seconda parte. Quest’anno ha un compito ancora più complicato perché il club deve tornare a vincere lo scudetto. Ci saranno momenti da ridere, ma anche momenti in cui stare ben concentrati. Non c’è nessuno in grado di valorizzare i giocatori come Antonio: è straordinario e lo ha dimostrato anche al Tottenham. Sono legato pure a Paratici, che mi venne a vedere spesso al Wolfsburg prima di prendermi alla Juventus. Lo dimostrano anche le operazioni Bentancur e Kulusevski, prima criticati e ora idoli degli Spurs. Conte e Paratici sanno di calcio. Diversi sì, però hanno una cosa in comune: allenano per vincere. E sanno vincere. Poi uno ha una tecnica e uno un’altra».
ZANIOLO - «Non lo so. Non so inquadrare bene Zaniolo in questa Juventus. E non lo dico per le qualità, perché quelle le vedono tutti. È normale, però, che il club stia puntando a prendere i migliori giovani italiani per creare una nuova base. Zaniolo può dare imprevedibilità in certi momenti, sarei curioso di vederlo in una squadra che gioca per la Champions».
CHIELLINI - «Che i difensori facciano vincere i campionati vale più in Italia che all’estero. Alla fine è una via di mezzo: una difesa forte aiuta. Ma l’attaccante, oltre a farti vendere i biglietti, se fa gol ti fa vincere le partite. In Serie A, però, statisticamente arriva primo chi difende meglio di squadra e subisce meno reti».
GATTI - «Sono onesto: quando fai un salto del genere è perché hai potenziale e te lo sei meritato. Per cui eviterei discorsi del tipo: goditi il momento. No, Federico deve andare lì e giocarsela. E credo che lo farà: quando parti da certe categorie e arrivi in alto, significa che hai fame e voglia di affermarti. In Nazionale mi ha trasmesso buone sensazioni, fisicamente è forte. Lo valuteranno bene in ritiro, ma se lo hanno scelto è perché ha qualità».
VLAHOVIC - «Dusan ha ottime potenzialità, ma deve dimostrare ancora tanto. Deve migliorare nel gioco con la squadra. È un finalizzatore top e ha una mentalità notevole. Sono convinto che Di Maria e Chiesa, quando rientrerà, daranno a Vlahovic una grande mano: un po’ quello che è mancato nel finale di stagione».
DYBALA - «No. E mi fa strano vedere Paulo senza squadra al 10 luglio. Strano è tutto il mercato, con giocatori importanti in scadenza e a spasso. Sono curioso di vedere dove potrà andare la Joya. A me piacerebbe vederlo all’estero, in un campionato con maggiori spazi per lui. Sarebbe anche una esperienza nuova. Ma Dybala è Dybala: lo vedrei bene ovunque».