Dall'arrivo in Italia alla crescita in bianconero: Rodrigo Bentancur si raccconta ai microfoni di DAZN alla vigilia del match contro la Roma. Ecco le dichiarazioni del centrocampista uruguaiano.

SERIE A - "Quando uscì la notizia che Tevez voleva tornare al Boca, per entrare nello scambio si erano fatti i nomi di cinque giocatori, e c’ero anche io. All’inizio era tutto normale, pensavo che non sarebbe successo niente. Quando invece mi dissero che c'era la possibilità di venire alla Juve, fui preso dal panico. Pensavo: 'Ora devo andare in Italia, solo con mio padre, lasciare la mia famiglia, imparare l’italiano, come faccio?'. Ero molto contento, ma anche molto spaventato".

VINCERE - "Fin dalla prima volta in cui sono entrato nello spogliatoio della Juve, vedendo i volti dei miei compagni, ho capito una cosa: ‘Qui bisogna vincere e basta'".

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CRESCITA - "Ne parlavo anche con lo staff bianconero: è come se avessi fatto una preparazione lunga un anno e mezzo. Sono arrivato molto esile, ora ho preso 6 kg di massa muscolare. Sono migliorato molto".

ALLEGRI - "E’ stato molto importante, mi ha dato fiducia. Quando non giocavo ed ero scontento, lui mi tranquillizzava, mi diceva: 'Tranquillo, non voglio bruciarti, vedrai che toccherà anche a te'”.

RONALDO - “L'ho conosciuto al Mondiale in Russia, ci siamo incontrati all’antidoping dopo Portogallo-Uruguay. Eravamo io, lui e Luis Suarez. Mi riconobbe e mi chiamò per nome, non ci potevo credere. La prima volta che l’ho visto allenarsi qui a Torino ho pensato: 'E' un animale'. La maniera in cui si allena è eccezionale, dà sempre il 100%! E poi in gruppo sembra un ragazzino, scherza sempre".

SOPRANNOME - "Mi chiamano ‘Lolo’, perché quando nacqui mio fratello non riusciva a dire il mio nome e mi chiamava ‘Lolilo’ e da lì il soprannome è rimasto".

IL PIÙ ALTO - "Quando ero piccolo ero più alto almeno di una spanna rispetto a tutti i miei compagni di squadra. E quando giocavamo, vincevamo sempre, allora i genitori degli avversari si lamentavano e mi chiedevano il documento per verificare che avessi la stessa età degli altri".

NUMERO - “Porto il 30 perché è il giorno del compleanno di mia mamma, lo presi al Boca e quando arrivai alla Juve, chiesi di averlo anche qui. Lei mi osserva sempre dal cielo”.