"Dormirò la sera prima della gara contro la Juve? Spero di sì, ma sicuramente non bene" non nasconde le emozioni Sofia Bertucci, che domenica con la maglia del Napoli Femminile si troverà di fronte la Juventus Women. Fofi, come la chiamano le amiche, è ambiziosa e determinata, lo si vede in campo quando spesso incita le compagne, battendo le mani e riservando loro qualche parole di incitamento. La giocatrice classe 2004 è arrivata in bianconero a dodici anni e ci è rimasta fino all'estate quando ha scelto di sposare una nuova avventura trasferendosi in prestito al Napoli Femminile. Napoli-Juve ha un sapore speciale anche nel calcio femminile, ma ancor di più per Sofia, torinese di nascita ma ormai quasi napoletana di adozione. Un percorso tra ricordi, esperienze ed emozioni passate e uno sguardo ai sogni nel cassetto per il futuro.  

Juve Women, dai discorsi di Montemurro all'allenamento, Vinovo apre le porte ai giornalisti: il racconto
6 maggio 2023, una data speciale, cosa ti ricorda?
 “L’esordio in Serie A. Era Juventus Women-Inter, a Vinovo. È stato bellissimo, davvero emozionante. Lì ho capito che era un punto di partenza e che avrei voluto continuare a giocare in Serie A. Mi stavo scaldando con Federica D’Auria, io avevo già giocato in Coppa Italia, non mi aspettavo di entrare a dieci minuti dalla fine, invece mi ha chiamata Matteo Scarpa dicendomi che sarei dovuta entrare”.
 
In estate sei partita in prestito, è stato difficile lasciare casa e Juve? 
 “Lasciare la Juve non può essere semplice, per me è casa, mi ha cresciuta fin da bambina e le sarò sempre grata. Spero di poterci tornare un giorno infatti”.
 
Hai poi scelto il Napoli Femminile, da dove arriva questa decisione? 
“Ho scelto due settimane prima che iniziasse la preparazione. Ho parlato con mister Biagio Seno che mi aveva spiegato il suo progetto. La società voleva dare il massimo per le ragazze e questo mi ha convinta. Napoli città poi è bellissima”.
 
Napoli città, come ti sei ambientata e come ti stai trovando ora?
 “Non è stato difficile ambientarmi. La sento come se fosse casa, mi sono innamorata subito appena sono arrivata. Le persone sono sempre felici, hanno tradizioni particolari. La cosa bella è l’attaccamento che hanno loro per la città e penso sia la cosa più bella. La partita contro la Juventus ,per esempio la vivono in maniera davvero speciale, cercano di caricarci molto .
 
Proprio il Napoli che ora affronterà la Juve, è una partita che senti in maniera particolare? 
 “Sì. La sento tanto, affrontare la Juventus con una maglia che non è quella bianconera non sarà semplice a livello emotivo. Tengo al Napoli ma la Juve mi ha cresciuta. Sfidarle è una carica in più, uno stimolo ulteriore per dimostrare. Dormirò la sera prima? Non benissimo ma spero di sì. Sarò sicuramente tesa prima di scendere in campo”.
 
Se il 6 maggio era una data speciale il 14 maggio invece… 
 “Un brutto giorno (ride ndr). Abbiamo perso contro la Roma il campionato Primavera. Credo che queste partite si vincano specialmente per i dettagli, penso ci sia mancato quello. Sono contenta di averla giocata, con quella squadra, eravamo davvero unite e ne siamo uscite a testa alta. Ci abbiamo creduto e sembrava potessimo farcela, poi abbiamo subito gol e non abbiamo saputo reagire immediatamente. Nelle finali Primavera ho un record sulle sconfitte, sono quattro su quattro”.
 
Proprio dopo quel 14 maggio Silvia Piccini ha comunicato che avrebbe lasciato la Juventus Women, come l’avete saputo voi e quali sono state le reazioni? 
“L’abbiamo saputo dopo l’ultima amichevole della stagione, eravamo a Garino. La coach dopo la partita ci aveva fatto mettere in cerchio, ci ha comunicato che aveva deciso di lasciare la squadra. Non è stato facile, soprattutto per chi sapeva che sarebbe rimasta. Coach Piccini è rimasta per tre anni, avevamo un rapporto umano. Ci è dispiaciuto”.
 
Alla Juve gli esercizi di allenamento di Montemurro vengono adottati già dal settore giovanile, ti è servito per ambientarti meglio?
 “Avevo sicuramente già un’idea di gioco, ero preparata. Le idee di Montemurro vengono trasmesse a partire dai settori giovanili, credo possa poi aiutarci quando ci troviamo ad allenarci con la prima squadra”.
 
Se dovessi confrontare Joe Montemurro e Silvia Piccini... 
“Piccini è un’allenatrice molto riflessiva, emotiva, cerca sempre di trasmetterci l’importanza dello stemma che portavamo sul petto ogni partita. Montemurro è un uomo di campo, ho imparato tanto e mi sono trovata molto bene con lui. Ero una delle ‘piccole’ in prima squadra. Joe si concentra molto sulla tattica, su ciò che si deve fare in campo. Della parte tecnico-tattica si occupava spesso Matteo Scarpa, mi ha aiutata davvero tanto, corregge molto e sull’aspetto difensivo mi ha insegnato molti concetti”.
 
Ti ricordi la prima volta che sei entrata nello spogliatoio della Juve?
 “Vedevo i nomi delle calciatrici che seguivo fin da piccola e il mio nome accanto ai loro. Un’emozione. Specialmente condividere lo spogliatoio con loro e vedere come si comportassero le top del calcio femminile. Mi ha fatto molto effetto per esempio cambiarmi accanto a Sara Gama”.
 
C’è qualcosa che hai imparato alla Juve che stai applicando a Napoli?
 “Moltissimo. Li sfrutto automaticamente, mi sento anzi avvantaggiata perché spesso mi vengono spontanee le cose mentre altre ragazze faticano a capirle. Questa però è la Juventus, io mi sento davvero fortunata ad aver avuto la possibilità di crescere lì”.
 
Cosa ti ha dato la Juve in tutti questi anni?
 “Tutto. A livello calcistico certo, mi ha dato tanto, ma credo soprattutto personalmente. Oltre ai concetti di gioco, sul campo, ci sono dei principi fondamentali che vengono trasmessi a tutte. Lì ho imparato il rispetto, la Juve mi ha fatto crescere davvero tanto, ne sarò sempre grata, ora sono un’altra persona”.
 
Ora giochi in Serie A stabilmente, quanto stai crescendo in questa stagione e su quali aspetti pensi di dovere ancora crescere?
 “Mi sta facendo crescere molto sotto l’aspetto mentale e sui ritmi della partita. Giocando in Primavera erano differenti, anche se mi allenavo in prima squadra. Il mio obiettivo per la fine dell’anno è assimilare il più possibile da chi è più esperta. Vorrei certamente fare esperienza in fase difensiva così da poter garantire più esperienza. L’aspetto mentale credo faccia gran parte della performance in campo. Se sai reggere dal punto di vista mentale le pressioni e i momenti puoi fare la differenza. Credo ci si debba anche abituare a reggere le critiche, al meglio, non è semplice. Ad esempio la scorsa stagione ho avuto l’ansia una sola volta prima di una gara, in questa stagione mi capita più spesso perché vorrei farmi sempre trovare pronta, vorrei sempre dimostrare qualcosa”.
 
Come si svolge tipicamente la giornata di una calciatrice professionista?
 “Mi sveglio verso le nove, faccio colazione, poi vado al campo un’ora prima dell’inizio dell’allenamento e vado in palestra a fare prevenzione. Qui a Napoli abbiamo una palestra molto bella a nostra disposizione. Alle 11 inizia la seduta di allenamento, torniamo a casa, io, Alice Giai e Alice Pellinghelli abitiamo a dieci minuti a piedi dal campo. Nel pomeriggio ogni tanto beviamo il caffè con altre compagne di squadra, oppure studio per prendere la patente, poi si va a letto abbastanza presto perché ricomincia la routine”.