Oggi, in particolare, abbiamo chiesto ad Andrea Bonatti il suo punto di vista sul percorso di crescita di Fabio Miretti, finito nel mirino della critica dopo la prestazione di ieri sera contro il Lecce.
L’intervista ad Andrea Bonatti, ex allenatore della Juventus Primavera
Lei che lo conosce bene, cosa ne pensa dello sviluppo di Fabio Miretti e delle critiche di queste ore?
“Ha già talmente tante presenze che credo si possa stabilizzare su quel livello, che è il livello più alto in assoluto giocando nella Juventus. È un ragazzo che ha sempre mostrato un livello molto alto. Non c’è nulla di sorprendente, bisogna avere pazienza ed aspettarlo. Normale passare una fase di questo tipo. Prima sei il ragazzo giovane buttato dentro con zero aspettative e tutti cercano il nuovo da idolatrare. Un conto è il passaggio di essere uomo di affidabilità sicura. Insomma, parliamo di un 2003. Io non conosco tante persone di 21 anni con una maturità tale da essere sempre decisivi”.
Può essere che nelle critiche ci sia il paragone con un classe 2005 come Yildiz che, invece, sta esplodendo adesso?
Qual è il segreto di questo lavoro sui giovani fatto dalla Juve?
“Un concorso di meriti. Si parte dallo scouting, si continua con un enorme lavoro di tante figure, da chi gestisce il convitto agli allenatori a chi li gestisce a chi gestisce il lavoro individuale. Il comune denominatore è il coraggio. Nelle difficoltà si attinge ad altre risorse e Juventus ha mostrato un carattere enorme perché non è facile puntare su tanti giovani. E questo è il risultato, primo posto in classifica e tanti ragazzi giovani valorizzati”.
“Sono contento che abbia trovato il contesto adatto, a quell’età è proprio quello. Sta esprimendo le sue qualità che sono sempre state indiscusse e sta trovando una continuità realizzativa che è quello che poteva fargli fare il salto di qualità. Un ragazzo meraviglioso, eccezionale. Ma di tutti, a livello personale, ho ricordi stupendi”.
Mister, capita spesso di sentire il suo nome di quanto sia stato importante per la crescita di questi ragazzi…
“Mi fa piacere, dietro l’energia che uno trasmette c’è amore, voglia di dare una mano senza chiedere qualcosa in cambio. Vivo con piacere, a distanza, il loro successo. Ma tutto passa da un percorso. Era frustrante anche per me dire a Soulé di giocare ad un tocco, come fai a dirgli di giocare ad un tocco se è meraviglioso nel dribbling? E invece gli serviva per completarsi. In quel momento sono sicuro che non capiva, pur essendo un ragazzo intelligente. Mi ricordo contro la Roma, era partito trequartista e l’ho spostato esterno, lui si è arrabbiato. Poi ha fatto una partita straordinaria. Sono aneddoti, mi ricordo fece una brutta faccia, ma ti sposti lo stesso. Poi lo capiscono cammin facendo”.
“Adesso è andato via, ma ho sempre pensato che Turco ha tutto per fare il calciatore. Ma io li aspetto tutti: Turicchia, Mulazzi, Savona, aspetto Hasa, anche uno come Maressa o Mbangula che sono più silenziosi e introversi. Non tutti hanno le stesse tempistiche. C’è Marco Da Graca, ragazzi ha rischiato di far gol al Camp Nou. Non mi dimentico 15 gol in 11 presenze. Ogni tanto mi scrivono, io li aspetto. Anche Rouhi, spero che ci arrivino, magari con un percorso a tappe. Ma se ce l’hanno fatta Cambiaso e Gatti, visto da dove sono partiti, si può fare!”