JUVE - "Il sistema-Juve mi ha stravolto la vita, cambiato il modo di concepire il lavoro e la strada da fare per raggiungere gli obiettivi, anche se un’infarinatura l’avevo avuta in famiglia. Ho genitori e sorelle con imprinting sportivo: non sono mai stati accondiscendenti con me. È un modo di pensare da Juve e ritrovarlo a Torino mi ha fatto solo bene. Cos'ha di speciale questo club? È diverso dagli altri perché negli ultimi decenni in Italia e in Europa è sempre stato equilibrato e attento nelle spese, ma ha abbinato virtuosismo economico a risultato sportivo. Stare alla Juve è per pochi, perché è usurante, però ti forgia. Probabilmente da altre parti è anche più divertente, però meno vincente".
RIFARE ITALIA-SVEZIA CON INSIGNE O CARDIFF? - "Italia-Svezia non la vorrei rigiocare, non siamo venuti meno come spirito, atteggiamento o unione, ma abbiamo palesato alcuni limiti. Rigiocherei a Cardiff perché, se con la Svezia abbiamo dato l’80-90%, contro il Real nel secondo tempo è mancata la compattezza, che è sempre stata la nostra forza. Forse abbiamo pensato di poter fare gara pari a viso aperto. E non è così. Ci sono dei valori: una squadra esperta deve capire che, in un certo modo, può vincere con chiunque. Ma quando il livello si alza, deve stare molto attenta".
CONTINUA IN CASO DI CHAMPIONS - "Quello è l'unico caso certo".
BONUCCI - "A Leo voglio bene come a un fratello, perché anche nei suoi eccessi mi piace tanto. Ha valori sani e, messo in un certo contesto, è un punto di forza. Una risorsa incredibile. L'ambiente Juve era perfetto per lui: mi è dispiaciuto sia andato via perché sembrava la scelta di un uomo impulsivo e orgoglioso. Ogni tanto, parlando, glel'ho detto: lui mi ha risposto che non è stato impulsivo, ma ha fatto una scelta ponderata. Leo vive di sfide, aveva bisogno di riaccendere il fuoco con una scelta forte e impopolare. Lo rispetto, ma mi è dispiaciuto e credo dispiaccia molto ancora adesso anche a lui".
COSA IMPUTA A VENTURA - "Niente e non è retorica, perché quando le spedizioni falliscono la colpa è di tutti. Ci sono momenti storici in cui non sei all'altezza. Con la Svezia, anche quando eravamo fortissimi non sono mai state passeggiate. Si vinceva 1-0 o 2-1 con partite sempre equilibrate. Questa volta è capitate di perdere, come è successo altre volte, solo che valeva veramente tanto".
DOVE SI VEDE TRA 10 ANNI? POLITICA? - "La politica è un mondo un po' strano, ci sono cose da migliorare, che vediamo tutti. E tutti ci provano, ma nessuno ci riesce. Com'è possibile, mi chiedo? Se queste cose non vengono fatte, allora significa che l'impotenza prevale su tutto".
BUFFON COME KOBE BRYANT - "L'affetto lo sento ed è gratificante. Ma non riuscirei a dire addio come ha fatto lui: a me dà fastidio festeggiare il compleanno perché so a priori che sarò al centro della scena e non mi piace. Se il centro della scena si crea sul momento, lo reggo bene e faccio un figurone. Ma se è costruito mi ammazza. Vivo di emozioni".
COSA DIREI AL BUFFON 18ENNE - "Mi rivedo poco, ma non è che rinneghi qualcosa. Quel carattere è stata la mia forza in certi momenti, però mi sento a disagio per quello che dicevo e per come lo dicevo. Quel ragazzo è stato folle e forte a restare in piedi nonostante i danni che faceva. Però, ora non mi appartiene anche se lo guardo con simpatia. La vita è evoluzione, se mi vedessi così a 40 anni avrei dei problemi".
VINCERE DOPO 6 SCUDETTI DI FILA - "Vincere ancora è estremamente complicato: io rischio di arrivare a 2500 giorni di fila in cui mi sveglio pensando "devo vincere". A livello mentale è usurante. Quest'anno, a un certo punto, sentivo dire in maniera inopinata che fossimo in difficoltà. Ma se il Napoli le vinceva tutte non era colpa nostra... Sentivo dire anche che la difesa si era indebolita, ma gli uomini più o meno sono i soliti. Il club ha costruito una squadra fortissima, fatta di uomini con orgoglio, dedizione, voglia di competere e primeggiare che danno speranza di rivincere. Poi anche la gestione di Allegri, di cui nessuno parla mai, perché si pubblicizza poco, è eccezionale. Sento fare complimenti a tutti, ma pochi a lui".
CONSIGLIO A DONNARUMMA: VENIRE ALLA JUVE? - "Beh, con la Juve non sbaglia mai... (Sorride, ndr) A Gigio non posso dare consigli perché non vivo la sua situazione, non so la connessione emotiva che può avere col Milan. In maniera asettica, potrei dirgli due cose, come ho già fatto in Nazionale, però quello che fa la differenza è ciò che ti vibra dentro l'anima".
MANCHERANNO I TOTTI, I MALDINI, I BUFFON - "Mancano in questo momento, perché la forza che hai tu calciatore deriva da ciò che riesci a fare in campo. Acquisisci potere per quello che fai in campo".
COM'E' CAMBIATO IL CALCIO - "E' migliorato, c'è molta più professionalità e più conoscenza di ogni aspetto, da quello tattico a quello alimentare. Siamo arrivati a livelli di eccellenza inimmaginabili. Questo calcio permette di dare una valutazione precisa dell'uomo. Si dice spesso: non ci sono più le bandiere. Ma è solo una questione di scelte. Se uno vuole, rinuncia a determinate cose e diventa bandiera. Certo, devi pure trovare un club che abbia le tue stesse ambizioni, come è capitato a Maldini con il Milan per esempio. Gli ho detto che non avrei giocato fino a 40 anni? Sì, può essere, perché non credevo nelle mie potenzialità".
TRE FIGLI, CHI L'EREDE? - "Quello che avrà più fame, più orgoglio e meno paura del confronto continuo con il papà. Il più pazzo e il meno sensibile".
IL COMPAGNO CHE HA SPRECATO PIU' TALENTO - "Cassano".
UN PENSIERO PER LE SUE RISERVE - "Non è stato facile, nel tempo uno sviluppa una certa sensibilità... A volte convivo con un senso di disagio. Appena posso, cerco di far giocare gli altri perché mi fa piacere e perché ho sempre creduto nel gruppo".