Quando giorni fa hanno chiesto a Buffon come stesse vivendo il primo anno da seconda scelta, Gigi ha spalancato uno dei suoi sorrisi più genuini, quasi ridendo del paradosso più ingombrante che possa esistere per un numero uno. Neanche per un istante chi gli era intorno ha fatto fatica a credergli: la sua non era una facciata d'ostinata accettazione, era semplice leggerezza. Era un uomo liberato dei pesi degli obblighi, spogliato della maglia numero uno, ormai lontano dalla quella pressante sensazione di dover continuamente fare atto di dimostrazione. Sembrava aver fatto pace con se stesso, in un certo senso. Quasi di essersi perdonato le ossessioni. Molto più pragmaticamente, quando ha capito che il genio del talento aveva ancora un ultimo desiderio da fargli esaudire, Gigi ha scelto solo di continuare a parare. A casa sua. 

Buffon in campo con il Bologna: si avvicina il record di Maldini
PIU' GRANDE - In questa vita da Szczesny, mentre Szczesny vive da Buffon, Gigi si era tracciato un piccolo sentiero. Turistico, senza ostacoli apparenti, senza neanche aspettarsi le intemperie di inizio stagione. Voleva raggiungere Maldini (a proposito: adesso è a meno cinque) per totale di presenze in Serie A, se il fisico gliel'avesse permesso magari una puntatina col destino della Champions League non gli sarebbe spiaciuta. Nessun impegno, tutto l'entusiasmo. Ecco, tre presenze e si è ritrovato ad aprire l'ombrello delle responsabilità, perché a un certo punto s'è messo a grandinare pericolo. Era capitato con l'Hellas Verona e fu necessario; è accaduto ancora con il Bologna: è stato impressionante. 

ANCORA LI' - Maldini, il record, il chiacchiericcio stretto attorno a un ritorno che per tanti aveva poco senso: tutto spento da un telecomando universale a mo' di colpo di reni e intervento a mano aperta. Santander ha provato il rovescio della vita (in fuorigioco), il portiere è riuscito nella parata dell'ordinario. Che tanto lì è vinci o perdi, come nella vita: Buffon, senza paracadute, ha vinto ancora. Ricordandosi quasi inconsciamente, nel bagagliaio della sua esperienza, che l'unico modo per sfuggire alle frasi fatte - e a quelle volutamente insidiose - è solo continuare a dimostrare, che una vita di miracoli non basta a farti santo se prima non c'è l'ennesima inquisizione. Stavolta, gioco forza, qualcuno dovrà dar ragione a Gianluigi da Carrara, 41enne: va in campo perché ancora in grado di fare la differenza, alla Juve e per la Juve. Non per sponsor o una vecchia amicizia da saldare. Non per un record o per stare più vicino alla sua famiglia. Non per se stesso, ma per questa squadra che ancora sa salvare. Quasi vent'anni dopo la prima volta. Godetevela finché si può, quest'emozione.