Una spallata anche al Chievo, come era prevedibile, e avanti tutta. Ora toccherà al prossimo. Il successo ottenuto a spese della squadra veneta è arrivato, sorprendentemente, malgrado l’assenza del giocatore bianconero più rappresentativo e determinante. Ed è questa la grande novità sulla quale è possibile riflettere.

Ronaldo, contro il Chievo, non era in campo. Fisicamente presente, ma cerebralmente scollegato con la realtà dei novanta minuti, ha sbagliato anche la cosa che a lui riesce con serena semplicità e cioè un calcio di rigore. Sicchè, per la prima volta da quando gioca in Italia, il suo nome è finito scritto sulla lavagna dei ”bocciati”. Un autentico evento che va controcorrente rispetto a quello che è il teorema classico di CR7 .

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Paradossalmente debbo dire che la cosa non mi dispiace affatto. Non perché Ronaldo abbia “toppato” una tantum, ma perché il fatto svela e rivela piacevolmente che il campione portoghese è uno di noi, fatto con carne e ossa e soprattutto sentimenti. Sarà anche un extraterrestre, come si dice, ma non è un robot. Così, esattamente come a tutti gli altri esseri umani, gli può accadere di infilare una giornata storta e di non combinarne una giusta rendendosi più simpatico e umanamente condivisibile. Esagerato nel trionfo. Esagerato nell’amnesia più totale, come gli autentici talenti i quali quando sbagliano lo fanno in maniera clamorosa.

Le cause di questa “assenza”, che peraltro non ha minimamente condizionato negativamente la marcia trionfale dei bianconeri, non fa capo né alla stanchezza e neppure alla poca voglia dello stesso Ronaldo. Molto più semplicemente il campione portoghese stava fisicamente in campo a Torino, ma il suo cervello si trovava molto lontano dall’Allianz Stadium. Vagava verosimilmente nelle aule del tribunale che lo attendeva alla resa dei conti per il contenzioso con il Fisco spagnolo. Con la giustizia, quando è giusta sul serio, non si scherza e Ronaldo è consapevole che, in questo caso come in quello del presunto reato di carattere sessuale, rischia grosso dal punto di vista pratico ma soprattutto sul piano dell’immagine.

Quindi, proprio perché lui non è un robot immune da emozioni e sentimenti, è assolutamente normale che ieri anche soltanto a livello inconscio pensasse a ben altro che con la sua professione e la sua professionalità avevano nulla a che fare. Del resto anche a fuoriclasse come Platini e Zidane capitò di vivere giornate di pallone da zombie. E anche loro, ciascuno extraterrestre a modo suo, erano uomini come tutti noi e non replicanti.


@matattachia