E' passato ormai un anno dalla prima partita dell'Italia femminile al Mondiale e per certi versi sembra quasi ieri. Certo, ne sono passate da allora, ma almeno per tutto il movimento si era pensato ad un grande passo in avanti, specialmente in Italia. Le azzurre di Milena Bartolini superavano 2 a 1 l'Australia, complice una doppietta di Barbara Bonansea, ormai celebrata come talento di livello europeo. Infatti, Bonansea aveva da poco festeggiato il tricolore con la maglia della Juventus, il secondo consecutivo, e l'esordio al Mondiale la consacrò come volto di un intero sistema. Il calcio femminile, mai come lo scorso anno, ha raggiunto il suo picco.

Poi, come detto, ne sono passate tante. Su tutte, una questione chiamata coronavirus che abbiamo imparato sempre più a conoscere sulla nostra pelle. Eppure, se per il calcio maschile si sta facendo l'impossibile per farlo ripartire, quando c'è stato da riflettere sul femminile, tutti i presupposti sono decaduti. I protocolli sono complicati da rispettare, i medici delle società hanno reclamato, ma la risposta dai banchi della federazione non ha lasciato spazio ad ulteriori mediazioni: campionato fermo, classifica valida per i piazzamenti europei, ma Scudetto non assegnato.

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Già, quello che Bonansea, ma anche Sara Gama o Cristiana Girelli, avrebbero volentieri sollevato, per la terza volta consecutiva. Eppure, per loro quest'anno non esisterà. Doveva essere quello della consacrazione, per loro personalmente, per la Juventus, ma anche per tutte le ragazze che amano il calcio ed invece, come un sogno interrotto troppo presto, ecco che si dovrà nuovamente costruire sulle macerie. Uno Scudetto tolto, un campionato che passerà agli annali come un anno buco, forse proprio a ricordare come la parità di giudizio sia ancora una chimera da raggiungere.