La Juventus dice stop. Calciopoli, per il club bianconero, si ferma qui. Ad annunciarlo è una nota: «Rinuncia al ricorso in difesa e in rappresentanza della Juventus Football club» contro «la Federazione gioco calcio» e «Inter Milano spa», firmat «dottor Gianluca Ferrero, presidente del Consiglio di amministrazione e legale rappresentante della Juventus». Tre pagine per chiudere la vicenda: in discontinuità con la linea sempre perseguita dall’ex presidente Andrea Agnelli, infatti, è stato ritirato dalla nuova dirigenza il ricorso al Consiglio di Stato, il massimo giudice amministrativo, contro Figc e Inter per ribaltare la sentenza del Tar del 2016 che aveva negato il risarcimento «del danno ingiusto». Un danno - si legge sul Corriere della Sera - "calcolato per cifre milionarie (nella relazione semestrale del bilancio della Juve si parlava di «443 milioni 725mila e 200 euro»), che sarebbe scaturito per la decisione del commissario straordinario della Federcalcio, Guido Rossi, che aveva assegnato all’Inter lo scudetto del 2006, rimasto vacante dopo le decisioni della giustizia sportiva per lo scandalo di Calciopoli". Una questione solo di soldi? No, perché la Juventus chiedeva con una pronuncia di risarcimento l’annullamento in via «incidentale» del comunicato stampa che assegnava lo scudetto all’Inter (26/7/2006) e la delibera del Consiglio Figc del 2011, come i provvedimenti che costituirebbero l’illecito di cui si domanda il risarcimento danni.

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Come si legge ancora, "l’udienza sul ricorso era questa mattina, ma la Juventus ha deciso di ritirare la richiesta di risarcimento". Così l’atto ultimo rimane quello dell'estate, quando il Consiglio di Stato aveva respinto il ricorso del club bianconero contro Figc (rappresentata dagli avvocati Medugno e Viglione), Inter (difeso dagli avvocati Torchia, Capellini, Raffaelli, Albisinni) e Coni (tutti costituiti in giudizio). Erano le basi di una molto probabile bocciatura nel processo che è stato abbandonato oggi. Così, quasi 18 anni dopo, per la Juve Calciopoli finisce qua.