Cambiaso Juve, l'intervista
CONSIGLI – Essere appassionati per quello che si fa, qualsiasi cosa sia. Bisogna dare il tutto, io ho dato tutto me stesso per essere qua, poi sono stato anche fortunato.
QUANDO E’ NATA LA PASSIONE – Fin da piccolo, a due anni tiravo calci al pallone e a 5 anni e mezzo ho iniziato.
GIOCATORE PREFERITO DA PICCOLO – Diciamo Messi, poi Dybala è stato uno dei più forti che ho visto.
DAL CAMPETTO ALLA CHAMPIONS – Bellissimo, ma la cosa più bella è che la passione che avevo ad Albissola ce l’ho ancora adesso. Mi basta un prato verde, il bello mio è questo.
RUOLO – Più a mio agio? Forse terzino, ma l’importante è giocare bene.
PREPARAZIONE ATLETICA – Sul ruolo da piccolo giocavo da trequartista/centrocampista, poi mi hanno spostato. Sulla preparazione, ci alleniamo molto, oggi ci hanno fatto allenare parecchio, però abbiamo uno staff in grado di prepararci, ci pensano loro.
PRIMA VOLTA ALLO STADIUM – Bellissimo, poi la canzoncina della Champions è stata bellissima è la coppa più bella che ci sia.
NAZIONALE – Una grande responsabilità è la cosa più bella. Spero di poterlo fare per tanti anni.
SACRIFICI – Il più grande è stato l’anno di Albissola e poi Savona. Avevo finito di studiare e non sapevo se diventare un calciatore professionista o no e anche la famiglia non era convinta del percorso ma alla fine ci sono riuscito. Quello il momento più difficile.
TENSIONE PRE PARTITA – Il momento più brutto è l’arrivo in pullman allo stadio perché hai tutta la tensione, io non vedo l’ora di scendere in campo. Cerco di ridere e parlare per stemperarla.
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