CALCIOPOLI - “M'inc... quando dicono che abbiamo vinto il Mondiale per calciopoli. In Germania smettemmo di parlare di quelle cose da subito, abbiamo vinto perché eravamo fortissimi, con un allenatore incredibile. Forse più forte di noi c’era solo la Francia - è il suo racconto di quell'impresa -. Prima di partire il segretario Figc Vladovich mi diede una lettera scrivendomi le parole di Papa Wojtyla, che poi mi sono tatuato: 'Mi raccomando, non abbiate paura di avere coraggio'. È stata la chiave del nostro successo. Se penso agli azzurri di oggi, Mancini sta facendo un lavoro straordinario e i risultati si vedono. Roberto ha dato credibilità, voglia di vincere e di divertirsi”.
AVVENTURA IN CINA E CORONAVIRUS - “Qui siamo quasi alla normalità, il campionato dovrebbe riprendere a fine giugno, praticamente stiamo facendo una vita normale. Hanno chiuso tutto, c'erano applicazioni che ti seguivano ovunque e la macchina organizzativa è stata perfetta. Anche in Italia, però, credo che De Luca in Campania abbia fatto un lavoro eccezionale, dimostrando che le eccellenze in tema di sanità non sono solo in Lombardia. Purtroppo al Sud, e soprattutto a Napoli, siamo visti come 'diversi' ma è sbagliato, siamo un Paese solo, unico, ma a volte qualcuno se lo dimentica”.
ATTACCANTI PIU’ FORTI INCONTRATI - “I tre più forti che abbia mai incontrato sono Ronaldo, il brasiliano, Messi e Cristiano Ronaldo, ma faccio fatica a fare queste classifiche perché in vent'anni li ho beccati tutti, ogni partita era un disastro. Il giro in Vespa con Ibrahimovic a Napoli? L'ho portato nei vicoli, a Posillipo, a vedere il golfo e lo stadio. Si è divertito e innamorato della città. Io e lui cazzeggiavamo sempre, lo prendevo per il c... dalla mattina alla sera. Zlatan fa ridere, è molto divertente, si vede che da giovane ha sofferto, è diventato un leader, un giocatore straordinario. Quando venne alla Juventus rispettava tantissimo Capello e aveva bisogno di un allenatore così. All'inizio contro di me non la beccava mai, gli passavo sotto le gambe e gli dicevo che se voleva divertirsi col pallone poteva farlo tirando in porta alla fine della partitella”.