SIMILI - «Diciamo che le idee sì, si somigliano: non usare un solo sistema di gioco, leggere bene le partite, vincere con i cambi. Mi rivedo in lui in questo».
CAMBI VINCENTI - «Stranamente, questa. In una partita da allenatore della Cina, ho messo un centrocampista come centravanti, mentre i miei collaboratori mi guardavano male: ‘Ma mister…’. Era velocissimo, ci avevo visto più lungo io. Poi ovviamente Nakata per Totti in Juve-Roma, la partita decisiva nel 2001».
SOLUZIONE SEMPLICE? - «Diciamo che la Juve era una scelta comoda. All’estero è più dura, devi metterti in discussione, scoprire che i giocatori hanno abitudini diverse. Max mi sembra un po’ pigro, non ha grande interesse a muoversi, preferisce avere Livorno vicina».
GIOCO - «Non gioca male, crea poco... che è diverso. Morata è sempre stato troppo isolato, invece fa meglio quando gioca con una punta come Kean. Ora dobbiamo vedere se, quando tornerà Dybala, Allegri li farà giocare tutti insieme. E’ difficile, ma potrebbe anche starci».
NON AGGIORNATO? - «Chi parla così, spesso fa riferimento a Guardiola e ai suoi principi di 15 anni fa, mentre ora il calcio d’avanguardia è dei tedeschi. Sono i critici che pensano si debba obbligatoriamente partire da dietro, in ogni azione».
MERCATO - «Non mi piace parlare di questo, però Allegri chiaramente cerca un uomo che faccia girare la squadra in mezzo al campo. Non sono sicuro l’abbia trovato. Ha provato con Ramsey, con Arthur, con Locatelli, che è un ottimo calciatore ma mi pare più una mezzala».
ITALIANI NEL 2000 - «E’ uno dei migliori, molto diverso da Conte ma ugualmente bravo. Conte ha vinto anche in Inghilterra, come Sarri, e questo è giusto metterlo in evidenza. Il numero uno però, non c’è discussione, è Ancelotti. E il miracolo di Ranieri col Leicester non si può dimenticare».