CALCIO SEMPLICE - "Il calcio è come la vita. Ai miei giocatori ripetevo spesso: chi è il più grande calciatore di sempre? Pelé. Bene, quando era a centrocampo Pelé giocava sempre a un tocco, ma non appena entrava nell’area avversaria i tocchi diventavano due, tre, un dribbling, due e gol. La semplicità è la base di tutto, anche nell’arte, le cose più complicate, i capolavori riescono solo se la partenza è la semplicità. Indro Montanelli scriveva in un italiano semplice e arrivava a tutti. Oggi vedo tanti allenatori che fanno l’impossibile per complicarsi l’esistenza. Possesso palla insistito e vuoto, costruzione dal basso, centrocampisti che non appena riconquistano il pallone lo giocano lateralmente oppure all’indietro. Oltre alla semplicità, abbiamo perso, rinnegandole, le nostre tradizioni, la nostra storia. Hai letto cosa ha detto Guardiola l’altro giorno? Quella. A Guardiola è venuta voglia di rivincere la Champions, per questo ha cambiato il modo di fare calcio soffermandosi sulla fase difensiva. Vuole che Cancelo difenda altissimo, che occupi il centrocampo, perché così ha più spazio per il recupero quando la squadra perde il pallone. I guardiolisti della seconda ora dovrebbero riflettere sull’evoluzione di Pep, sui suoi aggiornamenti".
I MIGLIORI - "Conte, che ha saputo fare marcia indietro, è tornato a un calcio più efficace, razionale, più suo, e si è ricreduto su alcuni giocatori. È segno di intelligenza. E si è preso lo scudetto. Ti dicevo di Conte, poi c’è Gasperini, l’unico con la mentalità europea. E quello dell’Udinese, Gotti, che non vuole fare il fenomeno, esprime un calcio che rispetta il materiale che gli hanno dato… Lo scudetto, Conte l’ha vinto il giorno in cui il Milan ha perso a Spezia. Ritorna la Juve? No».