Francesco Caputo, attaccante del Sassuolo, si racconta a Sportweek dopo la prima convocazione in Nazionale: "Una roba allucinante. Dovunque vada è tutto un Ciccio di qua, Ciccio di là. E mica solo a Sassuolo: dappertutto. Sono diventato una specie di eroe nazionale, e mi chiedo: ma cosa ho fatto per meritare tutta questa attenzione". 

SULL'ITALIA - "Ho messo tutto me stesso perché questo sogno si avverasse. E' un'emozione che non so descrivere, ora mi giocherò le mie carte fino in fondo". 

CHI RICORDA - "A Corsi ricordo Di Natale, a De Zerbi faccio invece venire in mente Schillaci e, in certi movimenti, Higuain. Posso sembrare poco fisico e poco tecnico, ma so io quello che metto in campo. E so che, quando c'è da mettere il fisico, metto il fisico, e quando c'è da mettere la tecnica, metto la tecnica". 

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IL MODELLO - "Mai avuto, non pensavo di arrivare a certi livelli, perciò non mi azzardavo neanche a copiare qualcuno. Però tutti sanno che il mio mito è sempre stato Del Piero. La cena? Purtroppo è rimasto bloccato a Los Angeles dal virus. Mi ha promesso che appena torna a Milano mi porta a cena". 

SUL BARI - "Sono pugliese e tifoso del Bari. Ho vissuto esperienze forti, esaltanti e complicate, gioiose e dolorose, nella squadra della mia terra. Ma la mia carriera è svoltata quando mi sono staccato da entrambi: il Bari e la Puglia. Volevo dare tanto, ci sono riuscito solo in parte. Il Bari era diventato la mia ossessione: dovevo liberarmene. Mi è rimasto l'accento? E pensa che mi dicono che un po' è andato via. Immagina cosa fosse prima". 

SU DE ZERBI - "E' un visionario alla Sacchi, fa calcio in maniera diversa da chiunque. Non lascia nulla al caso, conosce tutti i giocatori. Non ci dorme la notte, per il pallone".