Tagliare il cordone ombelicale con la Juventus in maniera definitiva è praticamente impossibile.
Per anni, troppi anni, AntonioCapitano è stato il simbolo della squadra bianconera in campo e fuori.
Da grande professionista quale è, da allenatore dell’Inter, adesso cura e difende gli interessi della squadra che rappresenta. Giusto.
Meno legittimo però che per giustificarsi e argomentare ogni volta debba fare riferimenti (diretti o indiretti) alla Juventus.
E se la sua “pizzicata” di sabato scorso a Sarri ci poteva anche stare (sbagliate nei tempi e nei modi le scuse del tecnico bianconero a Firenze) meno intelligente è stato il riferimento nemmeno troppo nascosto ad Allegri riguardo la Champions League nella conferenza pre-esordio.
Allegri, ricordiamolo, ha preso praticamente la sua stessa Juventus che, parole sue, “con 10 euro non poteva sedersi ad un tavolo da 100” e l’ha portata fino in fondo a Berlino.
In un solo anno la squadra bianconera è passata da una clamorosa eliminazione nei gironi di qualificazione alla finale di Champions League.
Non rendere onore ai meriti di chi in Europa ha saputo far meglio è sinonimo di scarsa furbizia oltre che di arroganza e non servono sapientoni per evidenziare la cosa.
Anche perché lo stesso Chelsea da lui allenato, arrivava si da un anno senza Europa, ma negli anni precedenti aveva ottenuto grandissimi risultati internazionali arrivando spesso fino in fondo e vincendo in sequenza una Champions League prima e una Europa League poi.
La stessa competizione vinta da Maurizio Sarri lo scorso anno (sempre sulla panchina dei blues), al primo tentativo e dopo aver preso una “creatura appena nata”, secondo i criteri di giudizio del tecnico pugliese.
Dire quindi che Antonio Conte è più portato alle competizioni di lunga durata piuttosto che alle gare singole europee non è quindi un’offesa ma una constatazione dei fatti.
La conferma arriva anche dal passo falso interno nell’esordio contro i non fenomenali giocatori dello Slavia Praga.
Niente scuse allora.
Se i tifosi della Juventus, dopo tanti anni, ancora maledicono la gestione del turnover antecedente la semifinale di ritorno in Europa League contro il Benfica (privilegiando la ricerca dell’inutile record da 102 punti in Italia) ci sarà un motivo no?
In fondo, a prescindere di quando e come si sono separate le strade, la semifinale di ritorno a Torino contro i portoghesi rappresenta il punto più basso della sua carriera da allenatore alla Juventus, anche più dell’eliminazione subita ad opera del Galatasaray.
La speranza di tutti i tifosi juventini (quelli perbene) è che il trend continui anche adesso che allena la Vecchia Signora.
Uscire indenni dal Wanda Metropolitano contro l'esperta corazzata di Simeone sarebbe già una bella prova di forza.
Di Stefano Discreti per Calciomercato.com