Guido Vaciago, direttore di Tuttosport, scrive così sul suo quotidiano un parallelo tra la vicenda Gravina e la Juventus: 

"Basta una frase, completamente estrapolata da una conversazione, per condannare qualcuno, costringendolo a dimettersi, farsi da parte o perdere credibilità. E così l’obiettivo è ottenuto. Sì, magari ci sarà un processo, ma un paio di anni dopo, e verrà riconosciuta l’innocenza o ridimensionata la responsabilità delle persona in questione, ma è troppo tardi e la riabilitazione postuma occupa spazi risibili rispetto alla gogna subita in fase di indagine.

I dossier, quindi le inchieste, diventano quindi un’arma micidiale per annientare il nemico che sia politico, industriale o anche sportivo. Gravina, per esempio, ha la sensazione (quasi certezza) che siano i suoi nemici politici ad aver montato le accuse contro di lui, portandolo all’iscrizione nel registro degli indagati. A lui, però, sta andando meglio che alla Juventus che, sulla base di un’inchiesta non ancora finita a processo, è stata condannata dai media e anche dalla Giustizia Sportiva. Ma questa è un’altra storia. O forse no".