Partiamo da ciò che sappiamo: Fabio Paratici è nel registro degli indagati. L'accusa? Si tratta di falsa testimonianza ai PM. A motivarla, la mancata confessione della telefonata alla ministra Paola De Micheli (amica d'infanzia) la quale contattò Bruno Frattasi, capo di Cabinetto del ministro dell'Interno. A quel punto, il viceprefetto Antonella Di Nacci parlò con Luigi Chiappero, legale della Juventus, anch'egli tra gli indagati insieme all'avvocato Maria Turco. I due - riporta l'Ansa - sono accusati falso ideologico: la sessione d'esame, infatti, su allestita ad personam per favorire il calciatore.

LA DIFESA DI DE MICHELI - ​La ministra De Micheli, intanto, si difende tramite una nota: "Come dichiarato anche ai magistrati in qualità di persona informata sui fatti, lo scorso settembre il dirigente della Juventus, Fabio Paratici, è mio amico di infanzia e originario della mia stessa città e  mi ha contattata per avere informazioni su come completare la pratica per il riconoscimento della cittadinanza italiana del calciatore Luis Alberto Suárez Díaz. Non avendo conoscenza della procedura specifica, ho chiamato il capo di gabinetto del ministero dell’Interno, Bruno Frattasi, per anticipargli che sarebbe stato contattato da un dirigente della Juve che aveva bisogno di avere informazioni necessarie per completare la pratica per il riconoscimento della cittadinanza italiana di Suarez. Ogni racconto differente da questi fatti è pura strumentalizzazione che non corrisponde a quanto accaduto realmente, dal momento che non ho nulla a che fare con la procedura d’esame d’italiano di Suarez, oggetto dell’inchiesta".

Caso Suarez, spunta la telefonata di Paratici alla ministra De Micheli. Ecco perché 'dichiara il falso'
CORRUZIONE - Tutto si gioca sul possibile reato di corruzione. "​È intuitivo che i numerosi illeciti volti a favorire la certificazione di Suarez e il suo tesseramento da parte della Juventus siano stati commessi dagli indagati con la prospettiva di ricavarvi per sé stessi o per altri delle utilità. Ed è evidente che la notorietà e il ruolo dei soggetti e della squadra coinvolti avrebbero potuto portare all'UniStra e agli indagati stessi un significativo ritorno di immagine, di rapporti commerciali, di carriera e, in ultima istanza, economico. […] Gli indagati hanno affermato nelle conversazioni captate di essere mossi dalla volontà di di procurare vantaggi al loro stesso Ateneo, che sarebbero derivati dai buoni rapporti instaurati con la Juventus grazie al trattamento di favore riconosciuto a Suarez. In diversi passaggi delle intercettazioni si parla di un possibile accordo che la Juventus sarebbe stata disposta a stipulare con l'UniStra per future collaborazioni".