Per carità, si devono ancora giocare 90 minuti, ma obiettivamente la vedo davvero dura una remuntada a Torino. Perché servirà una Juve completamente diversa da quella vista al Wanda, dove, aldilà dei 14 tiri e del 64% di possesso palla, la squadra ha costruito una sola occasione da rete: la punizione di Ronaldo nei primi minuti della gara. Stop. Praticamente nulla se speri di poter capitalizzare almeno una rete e giocarti la qualificazione nel ritorno.
Così come si sarebbe dovuto partire fin dall’inizio con Cancelo terzino al posto di un De Sciglio inadeguato per partite come queste, dove non basta provare a fare il compitino ma servono classe, guizzi, grinta. Allegri lo ha preferito al portoghese perché ha optato per una maggiore copertura difensiva, sbagliando un’altra volta, e privando così la fascia di uno stantuffo in grado di creare superiorità numerica e rifornire le punte, costrette spesso ad andarsi a cercare quei pochi palloni giocabili e non fagocitati dalla ragnatela dei colchoneros.
Ora tutti a dire che non è finita, e nella filosofia del “finoallafine” ci sta, però il 2-0 del Wanda è sinceramente pesante. Una mazzata non da poco alle velleità europee del club e che inchioda il tecnico alle proprie scelte, e quindi alle sue responsabilità evidenti per questa sconfitta. Che difficilmente molti tifosi digeriranno, a cominciare da quelli (tanti) che già manifestavano insofferenza nei confronti di Allegri nonostante i 13 punti di vantaggio in campionato. Questo 2-0 così netto, dopo una prestazione estremamente deludente nella competizione più importante, potrebbe rappresentare la goccia capace di far traboccare il vaso e sancire la rottura totale tra l’allenatore e quella sostanziosa parte di tifoseria che non lo ama e non lo ha mai ritenuto adeguato per le ambizioni del club.