Federico Cherubini, dirigente della Juventus, ha parlato dal palco del teatro Cucinelli di Solomeo (Perugia) a margine dell'evento dedicato ai migliori calciatori Under 21 che militano nei club europei, concentrandosi soprattutto sulla costruzione della Next Gen. Ecco quanto riportato da Tuttosport.
 

Juventus Next Gen: il percorso raccontato da Cherubini


GLI ESORDI - "Eravamo sette, otto club pronti a partire, la Federazione mise a disposizione solo un posto per partire e con regole particolari: abbiamo dovuto pagare per anni 1,2 milioni di euro per iscriverci, abbiamo un limite agli stranieri, tutto un sistema complesso, abbiamo iniziato con Juventus-Cuneo del 2018, una serie di sconfitte, gli stadi ostili con contestazioni che ci sono ancora oggi, dove invece di vedere il valore aggiunto per il sistema calcio delle seconde squadre lo vedono come un usurpare dei posti. Abbiamo fatto tanta fatica per far partire il progetto, il contributo inizialmente era solo delle esigenze del momento, magari dovuto a un infortunio... L'intero management a partire dal direttore Marotta, ora presidente, è stato uno dei fautori della seconda squadra, come Paratici, c'è stata voglia di crederci e di investire aspettando i frutti che ora stanno arrivando".

Juventus Next Gen-Atalanta, le formazioni ufficiali: ci sono anche gli Under 19
NEXT GEN - "Dal 2022 siamo passati da Juventus U23 a Juventus Next Gen: il progetto aveva la forza per iniziare a dare i suoi frutti alla Prima Squadra, abbattendone i costi e creando valore per il club. Produrre un calciatore internamente significa risparmiare dieci volte rispetto a prenderlo da fuori. Oggi abbiamo tanti calciatori importanti che sono in tutto e per tutto asset patrimoniali che possono fare la forza della Prima Squadra o essere impattanti in termini di mercato. La Coppa Italia della Juventus con Iling, Yildiz, Nicolussi Caviglia, Kean, Fagioli e Miretti, sei prodotti delle giovanili bianconere? Far entrare in Prima Squadra un giocatore dalle giovanili aumenta il senso di appartenenza del club, quel qualcosa che fa la differenza, che si respira. E invece parli con i ds in Italia e chiedi come va la Primavera e ti dicono 'Non ho tempo di guardarla'. Ma come fai a non avere tempo di guardare il tuo futuro?".

DIFFERENZE TRA ITALIA E SPAGNA - "Questo buco nero dei prestiti ci ha fatto chiedere, ma negli altri Paesi succede la stessa cosa? E negli altri Paesi hanno praticamente tutti le seconde squadre. Abbiamo provato a portarlo in Italia e ci hanno detto 'No, il modello non va bene perché nella seconda squadra ci vanno a giocare gli scarsi, un parcheggio'. Siamo andati a vedere in Spagna e gente come Victor Valdes, un campione d'Europa, aveva giocato nel Barcellona B 93 partite... Ancora più convinti che questa idea potesse funzionare, visto che in Spagna lo fanno da sessant'anni, abbiamo riportato il progetto al centro del modello italiano, che ancora è chiuso da questo punto di vista: ad esempio in Spagna ci sono sette squadre B in Serie C, e decine nella Serie D, cosa impossibile in Italia, per la cui normativa se una Next Gen Juve o Atalanta retrocedesse dovrebbe essere sciolta…".

GIOVANI IN ITALIA - "Prima di tutto c'è da capire se è un problema solo italiano o strutturale a livello europeo. E da quello che esce fuori, anche togliendo l'esempio Francia fuori scala per tutti gli altri campionati, emerge una differenza impattante rispetto ad esempio alla Spagna. C'è una differenza nel processo di formazione dei calciatori sostanziale tra noi e questi paesi, e siamo anche ultimi in tutti Europa nel formare giocatori per il proprio club. E in un mondo come il calcio che ha bisogno di sostenibilità, è impensabile oggi. Si investe poco nei settori giovanili e ci sono troppi stranieri? Spesso in Italia si fa settore giovanile perché è imposto dalla Federazione, non perché ci si punti. I venti club italiani maggiori hanno prodotto giocatori per 6,3 miliardi, il solo Barcellona ad esempio ne ha tirati fuori per oltre la metà, 3 miliardi e mezzo, in Portogallo Sporting, Benfica e Porto insieme superano la somma degli italiani... Si investe nei settori giovanili, ma lo si fa male e sbagliando. Spendiamo più di quanto spendono in Spagna, spendiamo più di tutti in risorse umane per i settori giovanili e abbiamo investito più di tutti nei centri giovanili. Penso a Sassuolo, Atalanta, la stessa Juve. Troppi stranieri? Siamo in linea con gli altri campionati, a parte la Liga unica che produce oltre il 50% dei giocatori nel Paese. La differenza è nel percorso, e qui alla fine del percorso giovanile c'è il buco nero dei prestiti dopo il campionato Primavera, 400 ogni anno in tutta Italia: il 96% di loro o restano fuori quota nel club a giocare con i più piccoli o in prestito, solo il 3% sale in una prima squadra di Serie A".


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