Quindici anni di sfide, quindici anni di duelli. Dal 2006 in poi Giorgio Chiellini è al centro di tutti i big match della Juventus, con un solo obiettivo: fermare il "9" avversario. La Gazzetta dello Sport racconta la carriera di Chiellini partendo dal primo duello vissuto da difensore centrale, contro Calaiò e il Napoli in Serie B: finì 1-1 con i centravanti azzurri a secco. Era la prima "fuori" ruolo in quello che poi sarebbe diventato il suo ruolo. Il prossimo che affronterà sarà Giroud, favorito su tutti visto il probabile forfait di Ibrahimovic nel big match contro il Milan di domenica sera. E in mezzo?

I DUELLI - Beh, nel mezzo ci sono una miriade di duelli, contro i 9 più forti, che lui ha disinnescato in grande quantità. Sono più di 500 nomi e si va da Shevchenko a Lukaku, da Cristiano Ronaldo ad Adriano. Generazioni diverse, tanti campioni, affrontati uno dopo l'altro: "Re Giorgio - scrive la Gazzetta - ha giocato contro Van Nistelrooy, ma pure contro Mbappé, ha inseguito Filippo e Simone Inzaghi partiti sul filo del fuorigioco, è stato morso da Suarez, ha sgomitato con colossi come Toni, Kane, Lewandowski. Ha sfidato il padre di un suo compagno, Enrico Chiesa, ma anche Thierry Henry, Higuain, Milito, Pato e per tre volte Vieri, due da centrale, con Bobo con le maglie di Fiorentina e Atalanta (1 gol e 1 punto in due match per l’avversario)".

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VERSO IL MILAN - Il nove sfidato più volte è l'ex compagno Alessandro Matri (18 volte), poi Quagliarella (16) con Immobile e Icardi subito dietro. E con Ibra? Siamo a 12, che forse non diventeranno 13 nel breve periodo, ma per "colpa di Zlatan". Sì, perché Chiellini contro il Milan sarà di nuovo al centro della difesa della Juve e ci sarà il primo con Giroud con i club dopo i due 2 in Nazionale, ma Olivier è uno dei pochi che ha sempre vinto, segnando anche un gol. Chiellini rientrerà dopo il riposo contro il Malmoe e avrà voglia di rivincita: per il momento, per la sconfitta contro il Napoli, per la posizione in classifica e anche per questo duello diretto. Dosato ma presente, perché Allegri tende a non voler rinunciare nelle partite clou al suo capitano, specie se c'è un “nove” temibile e strutturato.