Da mal sopportato a idolo. Da Allegri out a Massimiliano uno di noi, con tanto di coro intonato da quasi tutto lo stadio. 
È bastata una battuta per modificare l’indice di gradimento del Max da parte della tifoseria bianconera. Certo, hanno contribuito anche i risultati ottenuti dalla squadra e il 2° posto in classifica ad un’incollatura dalla strafavorita Inter, però quella frase pronunciata in tv con tanto di sorrisino sarcastico – “c’è chi scappa e chi insegue, i ladri scappano e le guardie gli corrono dietro” – è stata decisiva per il cambio d’opinione di tanti. 
Per carità, gli Allegri Out imperversano ancora e non sono di certo spariti, tutt’altro, ma in parallelo è cresciuto anche il partito di chi sta dalla parte del Max. Perché, più di altri, sta dimostrando  juventinità : dal modo in cui vive in campo la partita insieme alla squadra – sembra davvero il 12° uomo, per la foga e la partecipazione che ci mette  – ad appunto la capacità fare la polemica giusta, nel modo e nel momento giusto. Dicendo ciò che tutti pensano, ma che pochi  hanno  il coraggio di dire pubblicamente, tirandosi addosso strali dagli interisti e critiche dagli addetti ai lavori. 
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Max ha fatto insomma quello che gli juventini si aspetterebbero dalla società, e non capita praticamente mai: difendere la Juventus. Riuscire a dire, una volta per tutte, che in questo campionato c’è una squadra palesemente favorita dagli arbitri, e non è la Juventus. Allegri lo ha detto con ironia, scherzandoci sopra, senza fare nome e cognomi, ma chi doveva capire ha capito eccome, tant’è vero che non ha tardato a manifestare il proprio risentimento attraverso qualche media “amico”.
Alla Pinetina sono convinti che quella battuta gliel’abbia  suggerita qualcuno alla Continassa, l’impressione invece è che ad Allegri sia venuta spontanea , perché ciò che ha detto lo pensa per davvero, ed essendo un istintivo l’ha pronunciata non appena è stato messo  - con una domanda - nelle condizioni per farlo. 
A John Elkann capitò una volta sola, nel lontano febbraio 2012, di prendersi l’applauso della tifoseria bianconera,  dopo un derby d’Italia – non senza polemiche – vinto dalla Juventus, quando disse: “l’Inter non sa perdere,anche se dovrebbe essere abituata”. Ad oggi resta l’unica battuta velenosa nota alle cronache pronunciata dal proprietario della Juve. Poi, però, ci sono state la scelta di patteggiare con la FIGC per il caso Prisma, eppoi quella di ritirare l’ultimo ricorso su Calciopoli e chiudere definitivamente anche quella ferita ancora sanguinante,  decisioni che il popolo juventino non ha gradito. Tanto quanto il “non ci mettiamo la pelle di leopardo sulla schiena per poi prendere d’assalto il Palazzo” pronunciata dal presidente Ferrero all’ultima assemblea degli azionisti. Questa forma di stile-Juve non piace dai tifosi, che preferirebbero una società meno arrendevole e più combattiva, com’è  stata ai tempi del Presidentissimo Boniperti o in quelli di Moggi/Giraudo. 
Ad oggi l’unico che alla Juve difende la Juve  è proprio Allegri, d’accordo o meno con la propria dirigenza. Di sicuro ci sta mettendo la faccia: lo aveva già fatto durante la stagione scorsa, funestata da eventi extra campo,  lo sta rifacendo ora, denunciando con una metafora una palese difformità di trattamento arbitrale. E lo ha fatto spesso pure  fuori dai riflettori, a muso duro coi direttori di gara negli spogliatoi. 
Non è l’Allegri che piace al mainstream dominante, ed è poco politically-correct? Piace al popolo juventino, ed è quanto basta.