Più che una questione di metodologie di cure, qui sembra davvero ci sia dell’altro, e che non possa essere tutto e soltanto attribuibile al fisico cagionevole del calciatore. L’impressione, soprattutto dopo l’orientamento preso dalla Juve di disfarsi del giocatore, è che Ramsey abbia deciso di ingaggiare un braccio di ferro con la società. Una guerra di logoramento in cui vale tutto, anche qualche problema muscolare di troppo. Si infortuna apposta? Questo no, però al minimo risentimento il giocatore alza bandiera bianca. Un malato immaginario? Di sicuro un modo per costringere il club a liberarsene, ma alle condizioni dettate dall’interessato. Che lo spazio non trovato – secondo lui - alla Juve andrebbe anche a cercarselo altrove ma, al tempo stesso, desidererebbe non rimetterci dei soldi.
Un ”incentivo all’esodo” che la società non è intenzionata a concedergli, ritenendo di averlo già abbondantemente pagato per il limitato rendimento nelle sue due stagioni e mezza in bianconero. Conteggi alla mano, Ramsey ha messo insieme più minuti con la sua nazionale (627) che alla Juve (solo 376). Appena 106’ nella stagione in corso, per un costo pari a 18 mila euro e rotti per ogni minuto giocato. Alla Continassa ritengono possa bastare così.
Bisognerà trovare un compromesso tra le parti, maledicendo una volta di più il giorno in cui qualcuno alla Continassa decise di prendere a parametro zero il gallese (arrivato, tra l’altro, a Torino già con un problema ad un bicipite femorale, che lo aveva tenuto ai box per 4 mesi) ritenendolo un affare da sottrarre alla concorrenza. Che oggi ringrazia.