Non mi piacevano infatti le pantomime di Lichtsteiner ogni volta che veniva anche solo sfiorato da un avversario, non ho mai apprezzato le patetiche scenette di Chiellini dopo qualche contrasto duro, non mi piacciono nemmeno quelle di cui si rende talvolta protagonista pure Bonucci. Vedi, per esempio, proprio con l’Armenia, dove ha accentuato un tantino dopo il contatto aereo con il giocatore armeno Karapetyan, determinandone pure un’ingiusta espulsione. Bonny ha esagerato, ma mi chiedo pure cosa abbia visto l’arbitro, che ha espulso l’armeno e non ammonito invece il difensore italiano.
Detesto però altrettanto, e alla pari, pure i moralizzatori da strapazzo, quelli che ti aspettano al varco per poterti massacrare con le critiche non appena commetti qualcosa che non va. Critiche che non si limitano alla semplice censura, ma vanno oltre, debordano spesso in accuse senza limiti.
Siccome nelle settimane scorse ci si era permessi, e pure a ragione, di appiccicare l’etichetta di tuffatore a Mertens per l’episodio di Firenze che procurò un rigore inesistente al Napoli, taluni napoletani si sentono ora in diritto di fare la morale a Bonucci, riempendolo di insulti e chiedendo che gli venga tolta pure la fascia di capitano della Nazionale. Una Nazionale per la quale parecchi di loro non tifano nemmeno, non ritenendosi italiani ma borbonici.
Bonucci ha sbagliato, è giusto dirglielo e chiedergli di smetterla, ma si evitino i plotoni d’esecuzione e i processi di Norimberga. Perché di simulatori è piena la storia del calcio, li hanno avuti tutte le squadre e taluni continuano a circolare in Serie A.