Silenzio. In via Allegri tutto tace, come se nulla fosse accaduto. Una procura, quella di Bologna, ha praticamente detto che le famose “side letters”, le carte segrete che tanto avevano riempito nei mesi scorsi le pagine dei giornali ed eccitato i lettori antijuventini, sono carta straccia. Valgono zero. Nulla di penalmente perseguibile, come invece in tanti sostenevano o speravano che fossero quelle scritture private sulla compravendita dei giocatori passati dalla Juventus ad altre squadre, o viceversa. Il GUP bolognese, che ha esaminato per bene la documentazione relativa alla cessione di Orsolini arrivatagli dai colleghi di Torino titolari della famosa inchiesta Prisma, non c’ha trovato nulla che possa far pensare a un falso in bilancio, e ha archiviato. 
Commenti da parte del presidente federale Gravina? Zero. Commenti del ministro dello Sport Abodi? Neanche. E dal presidente del CONI Malagò? Nemmeno. Tutti muti. Per loro il caso Prisma, per quanto attiene ai risvolti sportivi, è stato chiuso lo scorso maggio con la sentenza definitiva della CAF, come tale tutto ciò che sta accadendo dopo non vale. Per la solita bizzarra storia che la giustizia sportiva è autonoma. Come tale libera di fare ciò che vuole e di sbagliare, sapendo che nessuno le contesterà mai nulla, come confermato nei giorni scorsi dal Consiglio di Stato sull’annosa vicenda Calciopoli.
'Per Orsolini due valutazioni opposte della Procura, serve più prudenza...', il commento
Gravina è impegnato a litigare con Mancini, Malagò con i mondiali di atletica e quelli di pallavolo femminile, Abodi a rilasciare dichiarazioni su tutto fuorché sul caso Orsolini. Nemmeno un “oibò” dopo aver letto la notizia su qualche giornale o sito. Tutti muti. E questo dopo non aver parlato d’altro se non dell’inchiesta Prisma per 6 mesi, forse anche di più, e di come avrebbe dovuto essere punita la Juve per lo scempio delle plusvalenze, che però non si sta rivelando tale. 
Dopo Bologna, toccherà adesso esprimersi alle procure di Udine, Genova, Bergamo, Modena, Cagliari su casi analoghi, e molto probabilmente arriveranno alle medesime conclusioni dei loro colleghi felsinei: inesistenza di reato. Ma c’è da scommetterci che Gravina, Malagò e Abodi non commenteranno manco quelle.
Il presidente Gravina non si porrà nemmeno il problema di aver ingiustamente danneggiato, e in maniera pesante, un solo club con la storiella della “slealtà”, perché di ciò che sentenziano gli altri organi giurisdizionali di questo Paese non gli importa nulla, nemmeno quando gli dimostrano che i suoi giudici federali hanno preso una cantonata (l’ennesima). Vedi appunto il trasferimento di Orsolini. Perché se non è stato sleale il Bologna, non lo era nemmeno la Juve. Elementare Watson!  
Vaglielo però a far capire a Gravina e all’autarchica giustizia sportiva italiana da lui tanto difesa, abituata a prendere decisioni sulla base del “sentimento popolare”, delle spinte mediatiche di certa stampa deliberatamente colpevolista e dell’interesse politico, anziché dopo un esame approfondito dei fatti. Un modus operandi che – rassegniamoci - non verrà mai corretto.
Il rumoroso silenzio delle istituzioni sportive conferma infatti, una volta di più, la voglia di voler decidere sempre come gli pare. Abusando del proprio potere autonomo, come se lo sport vivesse in un mondo a parte. E la cosa grave è che, nonostante gli errori (oggi le plusvalenze, ieri Calciopoli), gli continua ad essere concesso. Il silenzio del ministro lo certifica.