La colpa, come sempre, è di noi giornalisti. Mai di chi dovrebbe, magari, informare gli stessi giornali di come funzionino le istituzioni, in modo da poterlo poi divulgare in modo corretto al pubblico. Soprattutto quando trattasi di procedure selettive di interesse pubblico e che, a maggior ragione, necessiterebbero della massima trasparenza. Vedi quelle riguardanti la composizione delle singole sezioni del Collegio di Garanzia del CONI che, a sezioni unite, esaminerà prossimamente il ricorso della Juventus sulla recente sentenza CAF. Nomine di cui, lo apprendiamo solo oggi, non se ne occupa più il CONI.

A spiegarlo è in prima persona, seppur con fastidio, il presidente del Comitato Olimpico nazionale, Giovanni Malagò, sollecitato ad esprimersi sull’argomento dopo la dubbia “terzietà” emersa dai profili social di alcuni membri collegiali.

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“Il Coni non c’entra nulla – ha chiarito il presidente - c’è disinformazione o mancanza di conoscenza: da parecchi anni la scelta dei giudici non spetta più a noi”. Ad occuparsene è “una commissione di garanzia” composta da “persone votate da una giunta e un consiglio nazionale”, i quali a loro volta scelgono poi i componenti del Collegio “sulla base di un bando pubblico, sentita l’autorità di governo”.

Tutto chiaro? No, ma proviamo lo stesso a mettere in ordine i pezzi del puzzle: i componenti del Collegio di Garanzia del CONI non li sceglie direttamente il Comitato Olimpico, ma vengono selezionati – previo apposito bando – dai membri di una generica commissione (nominata da un’altrettanto generica giunta, insieme ad un generico consiglio nazionale) che poi, a loro volta, devono sottoporre i nomi scelti al parere di un’altra imprecisata autorità dello Stato.

Vi sfidiamo ad aver capito pure stavolta di come avvenga la selezione di questi garanti del Coni, se non che ci troviamo di fronte ad un gigantesco e contorto scaricabarile, di cui non si riescono a mettere a fuoco nemmeno i soggetti coinvolti: commissioni, giunta, consiglio e autorità governative non ben specificate (nonostante, a proposito di informazioni corrette, lo Statuto CONI le specifichi per bene) tutte impegnate nell’individuazione di quei 50 soggetti che vanno a comporre le 5 sezioni del Collegio di Garanzia. Quello che assomiglia più ad un circolo di ultrà piuttosto che ad un organo istituzionale chiamato ad esprimersi su questioni tecnico/sportive, disciplinari e amministrative.

“Qualcuno vuole strumentalizzare, ci vuole tanta pazienza” sostiene Malagò, ma non è vero: qualcuno sta solo cercando di capire come sia possibile che dei membri di un Collegio del Coni si esprimano in quel modo becero sui propri profili social nei confronti di un club del quale saranno chiamati a rettificare o meno i 15 punti di penalità affibbiatogli in campionato. C’è il fondato sospetto che il loro parere finale potrebbe essere inquinato da tifo e antipatie personali, e il presidente del CONI dovrebbe essere il primo a volerlo scongiurare, anziché scaricare su altri la scelta di quei discutibili giudici. E non si capisce nemmeno bene su chi, perché neanche lui è stato in grado di spiegarlo, aumentando la disinformazione che rimprovera ad altri.

Dalle sue piccate parole, però, una cosa si è capita: che al presidente del Coni non gli importa granché di chi componga gli organi giudicanti del Coni. Chi “vuole strumentalizzare” si rivolga altrove e non secchi lui. Anche se l’articolo 12 bis dello Statuto CONI – a meno che non sia stato modificato negli ultimi anni – riporta che i membri del Collegio di Garanzia sono eletti da Consiglio Nazionale CONI su proposta della Giunta CONI. 

Occorre davvero tanta pazienza…