Così come la costruzione, anno dopo anno, di una rosa importante grazie alla quale il Napoli è tornato ad essere competitivo sia in Italia che all’estero: Micheli, Mantovani e Pompilio - ovvero i collaboratori più stretti dell’ex ds partenopeo – erano più bravi di lui. “Che di giocatori ne ha indovinati tanti, ma altrettanti ne ha sbagliati”. Alla fine, a sentire ADL, Giuntoli è stato un DS come tanti. Certo, uno “umile e con la cultura del lavoro”, ma niente di eccezionale.
A dire il vero, tutti i direttori sportivi vivono di dritte da parte degli osservatori mandati in giro dalle società di appartenenza, ma poi devono essere bravi loro a dividere il grano dalla pula. E in questo Giuntoli è tra i migliori, anche se adesso ADL sta cercando di sminuirne le capacità.
E lo fa solo per un motivo: perché ancora non ha digerito che il suo ex direttore sportivo, dopo aver costruito il Napoli campione d’Italia, gli abbia chiesto di andare alla Juventus, “la squadra considerata la nemica sportiva numero uno”. Parole sue. Tra l’altro il club per il quale Giuntoli ha sempre tifato fin da bambino, ma questo ovviamente non gli ha impedito di svolgere comunque al meglio delle proprie possibilità il lavoro al Napoli. Quando ha ritenuto di averlo ultimato nel modo migliore possibile, ha chiesto al presidente di lasciarlo andare là dove avrebbe voluto approdare da sempre. Di togliersi la soddisfazione della vita.
Non pago, è andato pure di dileggio: “Da sei mesi si era messo in branda, non faceva che ripetermi che voleva andare alla Juve”. E lui ha fatto pure di tutto per ostacolarlo, prima chiedendo un indennizzo (avendo Giuntoli ancora un anno di contratto con il Napoli) e poi liberandolo solo l’ultimo giorno della scorsa stagione. Come a volergli far scontare questa scelta.