Non si tratta di fare del maniavantismo o, peggio, lo iettatore, ma di essere obiettivi, come lo è stato Marchisio: la Juve è in ri-costruzione. Allegri si è ritrovato tra le mani una rosa non solo più debole di quella che aveva a disposizione durante la sua prima gestione, ma pure incrostata di sarrismo & pirlismo. Più che inallenabile, quella bianconera è una squadra confusa e priva di certezze, perse per strada in un biennio in cui hanno provato ad inculcarle idee e schemi differenti dal precedente dna. Quello che, in 5 anni, Max aveva costruito e i suoi successori hanno poi demolito. Si tratta quindi di rimettere insieme i cocci e tornare a fare ciò che la squadra aveva mandato a memoria fino al 2019, considerando che i giocatori sono quasi gli stessi.
Tenendo soprattutto presente il livello tecnico della rosa, che con la partenza di Ronaldo si è abbassato notevolmente. C’è chi sostiene , con pervicace convinzione, che questo non è vero, che i singoli componenti di questa squadra siano molto forti, eppure il campo – giudice supremo ed ultimo – finora ha sancito il contrario: lo scorso anno la Juve (con CR7) ha conquistato, con fatica, all’ultima giornata l’euro-pass per la Champions, in questa stagione – dopo 3 giornate di campionato – si trova in piena zona retrocessione, con un solo punto in classifica.
Il Milan, in questo senso, è l’avversario peggiore per ricominciare a farlo in campionato, anche se la squadra deve provarci lo stesso. Perché gioca in casa e le servono punti per rilanciare una stagione che rischia di diventare anonima, se non addirittura peggiore di quella dell’anno scorso. Il Liverpool di Kloop ha dimostrato, pur con una breve pennichella nel finale del 1° tempo, che la squadra di Pioli è vulnerabile, che aggredita gli si può fare male, che il “muro” difensivo Kjaer-Tomori (per quanto osannato dalla critica) è perforabile. Dal Liverpool. E da questa Juventus?