Si dice "grazie" a qualcuno se, a quel qualcuno, è stato chiesto un favore, e lui ve lo fa. Non avendo chiesto nulla, non riesco a capire perché dovremmo adesso ringraziarlo, quel qualcuno.
Il pareggio ottenuto dall'Inter col Napoli è servito, prima di tutto, a se stessa, per mantenere la squadra ancora in corsa per un posto nella prossima Champions, o quanto meno alla prossima Europa League, per la possibile rivincita con gli israeliani dell'Hapoel Be'er Sheva.
Certo, per effetto di questo pari la Juventus ha potuto scavalcare il Napoli e riprendere, dopo mesi, la testa solitaria della classifica, ma a pronunciare quel "grazie" proprio non ce la faccio. Non per odio (quello lo coltivano e lo provano solo gli stupidi, accecati dal tifo e per i quali non esiste nient'altro al di fuori del calcio) ma per una pura e semplice questione di principio: non si ringrazia chi si ostina, con estrema pervicacia, a darti del malfattore, negando come sempre tutti gli addebiti che lo riguardano.
Una delle caratteristiche principali dell'interista-tipo è l'essere negazionista ad oltranza: possono fargli leggere interi faldoni di deposizioni, fargli ascoltare decine di intercettazioni e intere relazioni della Procura federale, ma loro si ostineranno a non prendere minimamente in considerazione un coinvolgimento della loro società in Calciopoli, si dichiareranno a oltranza vittime di quel sistema marcio e corrotto.
Anche quando gli sottoponi la relazione 2011 dell'ex procuratore federale Palazzi, loro idolo quando chiedeva la serie C per la Juventus ma che si trasformò immediatanente nel giudice più inattendibile e bugiardo allorché denunciò che pure l'Inter avrebbe dovuta essere retrocessa in B per illeciti, causa contemporanea violazione degli articoli 1 (slealtà sportiva) e 6 (illecito puro) del codice di procedura sportiva da parte dei suoi principali dirigenti.
Marcello Chirico, per Calciomercato.com.