È bastato l’inatteso pareggio casalingo col Nantes per rimettere in discussione il futuro di Massimiliano Allegri. Dopo il ciclone CAF con conseguente penalizzazione, l’argomento era scomparso dall’ordine del giorno, ma dopo il brutto (e sfortunato) debutto in Europa League è tornato prepotentemente d’attualità. Sui social, ma anche sui giornali. Lo è anche all’interno del club? Come tutti gli allenatori di questo mondo, la vita di un allenatore è determinata dai risultati, perciò dovrebbe esserlo anche quella di Allegri. 

Utilizzo però il condizionale perché non tutto potrebbe essere così scontato pure per Max. A cominciare da quel contratto, così lungo e pesante, che la proprietà gli ha fatto sottoscrivere 2 estati fa, sotto la spinta di Andrea Agnelli – suo principale sponsor – ma anche col consenso di Elkann, che del tecnico livornese è grande estimatore. Tant’è vero che, non più tardi di una settimana fa, John si era incontrato con Allegri rinnovandogli la propria fiducia e paventando pure una possibile ed ulteriore estensione dell’attuale contratto. Che il pareggio interno coi bretoni abbia rimescolato tutte le carte appare difficile. 

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Soprattutto con quel biennio di permanenza previsto dall’accordo in essere e che gioca a favore del tecnico, un tipo parecchio orgoglioso e non consueto a gettare la spugna. A meno che, come accaduto nel 2019, qualcuno non lo obblighi a mollare. Esercitando magari la famosa clausola della rescissione consensuale, mai però confermata dalla società. Di sicuro Max non è nemmeno uno disposto a fare sconti e regali al club, e lo ha ampiamente dimostrato in occasione del primo esonero.

Se giovedì prossimo la squadra – dopo il disastro in Champions - dovesse uscire anche dall’Europa League, qualche ragionamento in più sulla panchina lo inizierebbero a fare anche alla Continassa. Da qui a dare però per scontato l’addio a giugno ce ne passa, perché non dipenderà solo dal risultato di Nantes.

Anche perché sulla rosa a disposizione Allegri la pensa esattamente come il suo méntore Galeone: non ha qualità di palleggio. È poco tecnica. In sintesi: non è forte come le Juventus allenate in precedenza dal Max, e tutte vincenti. Vero però che gli acquisti estivi sono stati fatti ascoltando i consigli del Max, ma a questa osservazione lui replica dicendo che Pogba non lo ha mai avuto, Chiesa è stato pronto solo fine gennaio, Vlahovic lo ha bloccato la pubalgia e Di Maria è stato spesso infortunato.  Morale, la Juve che aveva progettato con la dirigenza a luglio non l’ha mai potuta schierare. 

Da qui anche l’eccessivo nervosismo di queste ultime settimane, mostrato dal tecnico in campo e fuori. Vuoi per gli imprevisti arrivati dall’esterno, ma anche perché  - oltre ad essere incompleta - la squadra non migliora, è rimasta quella di quest’autunno, coi suoi mille difetti. In campionato e in coppa. E lo fa arrabbiare. 

Ma è anche vero che in sei mesi Allegri non è riuscito a cambiarla. Indipendentemente dalla penalizzazione, questa Juve sarebbe comunque a 18 punti dal Napoli capolista, fuori dalla Champions e con un piede out anche dall’Europa League per demeriti propri. E chi ci lavora sopra è lui, non altri.

Quindi: rosa non sufficientemente all’altezza, o allenatore incapace di farla rendere al meglio? Il popolo bianconero dei social e dello stadio è schierato a maggioranza contro l’allenatore e l’#Allegriout è tornato a spopolare, il club non ha ancora le idee chiare.