Facciamo chiarezza, soprattutto per quei censori con sempre in pugno la matita blu che sembra lo facciano apposta a non voler mai capire: la Juventus non ha vinto un bel nulla e non è stata assolta. Il trasferimento forzato dell’inchiesta Prisma da Torino a Roma, deciso dalla Corte di Cassazione , stabilisce semplicemente che i magistrati torinesi non erano autorizzati ad avviare nessuna inchiesta sui conti della Juventus, perché incompetenti a livello territoriale. Il loro lavoro non viene buttato al macero, ma trasferito – per competenza – ai colleghi romani, i quali dovranno ora riesaminare quei faldoni d’indagine e ricominciare da capo l’iter procedurale: riascoltando le intercettazioni, rileggendo tutte le carte a disposizione, vagliando le testimonianze e - alla fine - stabilire se rinviare tutti gli indagati a processo oppure archiviare per mancanza di elementi probatori  sui sospetti di frode.

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I censori, però, ritengono –sulla base di quali elementi non si sa, visto che le carte dell’inchiesta non le hanno lette (confondendole coi ritagli di giornale)  - che anche il Foro romano arriverà alle medesime conclusioni del pool subalpino, perché gli elementi d’accusa sono gravi e circostanziati. Quindi, Agnelli & C. non avranno scampo. Il trasferimento è solo un dettaglio che non modifica il merito dell’inchiesta. La solita lettura forcaiola basata più sull’antipatia personale verso la Juventus piuttosto che sui fatti.

Quelli che raccontano  di magistrati che non avrebbero dovuto nemmeno avviarla quell’inchiesta, svolta con gli stessi metodi usati per i terroristi. Un componente del pool aveva persino ammesso di odiare la Juve ed è stato rimosso. E talune accuse sono poi risultate infondate , come dimostrato dal caso Orsolini archiviato a Bologna, e  dall’ipotesi di reato riguardante le false  fatturazioni  respinta dal GIP torinese (“la Juventus non ne ha tratto vantaggi fiscali”) . Il Prisma sta perdendo i pezzi, ma c’è chi si ostina a non volerlo vedere.

Men che meno il procuratore federale Chinè e il presidente FIGC Gravina, che su quanto sta avvenendo in questi mesi sull’inchiesta Juve non hanno fatto un plissé. Nessuna dichiarazione, nessun commento. Loro che hanno penalizzato la Juventus e i suoi ex dirigenti utilizzando elementi di un’indagine che quei magistrati non erano autorizzati a raccogliere, e che secondo altri giudici non costituivano nemmeno reato.

La possibile risposta la conosciamo già : la giustizia sportiva opera con regole diverse e in maniera autonoma. Tradotto: fa ciò che le pare. Quindi, abusa della propria autonomia. E sbaglia. Come già fece per Calciopoli, e potrebbe averlo fatto di nuovo con Prisma. A meno che il foro romano decida di rinviare tutti a giudizio e di  celebrare il processo. Ciò che ovviamente adesso sperano  in via Allegri, per evitare  la  figuraccia. Per non parlare del tribunale del popolo, che la Juventus l’aveva condannata ancora prima della sentenza CAF.

Ribadiamo: l’inchiesta Prisma è stata solo spostata di sede, non archiviata,  la Juventus e i suoi ex dirigenti non sono stati assolti, e se si trovano in questo pasticcio è perché si sono mossi in modo incauto nella gestione di un club quotato in Borsa. Se hanno commesso atti penalmente rilevanti lo stabilirà adesso la Procura capitolina.  Il finale della storia deve però essere ancora scritto e resta aperto a qualsiasi soluzione.
In Federazione si augurino di avere avuto ragione.