Sono consapevole che per chi vive e lavora di calcio tutto l’anno il problema sia evitare il tracollo dell’intero sistema, trovando un modo per ridurre le inevitabili perdite causa Covid19, perdere però il sonno e scervellarsi in continue conference-call su come attribuire in questa stagione il titolo di campione d’Italia mi pare un esercizio poco edificante, per non dire irrispettoso dello stesso popolo italiano, impegnato come mai, da dopo il secondo conflitto mondiale, in una battaglia per la sopravvivenza e che, francamente, se ne frega del pallone e di come possa andare a finire il campionato.
E poi resta l’incubo: quello di dover assegnare comunque lo scudetto nel caso non si potessero disputare le partite. Ed è il finale che, più di ogni altro, inquieta i sovranisti del calcio italiano, oltre a tutti quei tifosi per i quali il gioco del pallone è l’unica ragione di vita. Un verdetto matematico: dare lo scudetto alla squadra col maggior numero di punti al momento dello stop forzato del campionato. Ovvero, alla Juventus. Perché quello recita la classifica della Serie A.
Stavolta non ci sono di mezzo inchieste, intercettazioni, processi, ma una classifica che – dopo 26 partite giocate – recita quanto segue: Juventus prima con 63 punti, Lazio 2° con 62, Inter terza con 54 (e una gara in meno, 57 se la vincesse) e Atalanta quarta con 48. Se Gravina non riesce a darsi pace sul come assegnare questo scudetto, una soluzione a portata di mano ce l’ha. Ma sappiamo già non la utilizzerà mai, onde evitare rivolte popolari anche in caso di coprifuoco causa Covid19. Non solo, ma vi immaginate cosa scatenerebbe Lotito, quello convinto che il virus “stà a’ arretrà!”?
Tranquilli. La Juventus né richiederà il rispetto della classifica, nemmeno accetterà mai uno scudetto a tavolino. Non lo vorrebbero nemmeno i suoi tifosi.