Se però succede in casa Inter, fioccano i complimenti, le congratulazioni, gli auguri di buon lavoro. E nessuno si azzardi, nemmeno per scherzo, a fomentare polemiche. Davvero uno strano Paese, il nostro. Lele Oriali aveva già affiancato Antonio Conte in Nazionale, ed ora tornerà a risedergli vicino in panchina pure all’Inter , col ruolo di First Team Technical Manager (4 parole per dire poi, semplicemente, “assistente tecnico”), mantenendo però, fino al 2020, anche il ruolo di team manager con l’Italia. Una deroga concessagli dal presidente federale Gravina, per accontentare sia Mancini (che non voleva privarsene) sia l’Inter, dove Oriali voleva tornare dopo 9 anni.
Invece è passato tutto in cavalleria, con tanto di “buon lavoro” della FIGC e il “ben tornato, Lele” da parte dell’Inter e di gran parte della stampa sportiva nazionale. Del resto, nel 2006, la medesima Federazione non si fece troppi problemi a prendere come commissario straordinario un ex componente del CDA interista, che nel suo breve mandato riuscì ad omaggiare la sua squadra del cuore di uno scudetto, sfruttando l’onda lunga di Calciopoli. Un titolo illegittimo, come le successive inchieste federali dimostrarono, ma che in FIGC nessuno si azzarda a cancellare dall’Albo d’Oro, dichiarando la propria “incompetenza” in materia. Cioè, nell’attribuzione degli scudetti. Una Federazione Giuoco Calcio? Comico.
Tutte vicende note in FIGC, dove però c’è l’abitudine a fare come gli struzzi. A proposito: d’ora in poi, vietato pensar male se qualche giocatore nerazzurro – chessò, Gagliardini piuttosto che Politano, o D’Ambrosio oppure Candreva,o altri italiani che arriveranno col mercato estivo – dovesse essere convocato per i prossimi europei al posto di qualcun’ altro: non avverrà di certo per intercessione di Oriali, ma perché se lo saranno meritato. Ovvio. L’importante è non convocarne troppi della Juve. Non è forse così?