SU ALLEGRI - "La simpatia e la stima per Allegri non sono in discussione, però mi aspettavo qualcosa di più. Il tempo di assestamento è finito. Di chi è la colpa? Dividerei la responsabilità tra società, allenatore e giocatori. Certo, è chiaro che Sarri e Pirlo hanno vinto di più. Agnelli con lui ha puntato su un progetto davvero a lungo termine e per noi tifosi sarebbe bello conoscere di più, di questo progetto. Generalmente, quando fai un piano industriale lo racconti, mentre alla Juve questo accade meno".
LE DIFFICOLTA' - "Se mi aspettavo lo scudetto? No, sinceramente no. Sapevo che Allegri non allenava da due anni e qualcosa vuole dire. La Juve per tre quarti era diversa dalla sua, bisognava dargli tempo. Quando vedi un 1-1 col Bologna raggiunto alla fine, ti viene da pensare. Ricordavo Allegri con più fame e voglia di rivincita, ora resta un grandissimo ma mi pare un po’ appagato. Noi tifosi eravamo abituati a una gestione top, con vittorie strette, magari per 1-0, ed eravamo contenti. Ora questo accade meno".
LAPO-ALLEGRI - "Lapo ha una passione infinita per la Juve e ora vive in Portogallo. Deve avere un po’ di saudade, di nostalgia. Per lui ho affetto infinito: qualsiasi cosa dica, da me è accolta con affetto. John Elkann però è stato assolutamente esplicito nell’appoggio ad Andrea Agnelli e alla sua gestione. La lettera agli azionisti? Sì, c’è stato anche un certo appoggio sulla SuperLega e, tra parentesi, non dimentico che in queste ore ricorre l’anniversario della nox horribilis, la notte in cui il progetto venne annunciato al mondo. Mi sembra che la lettera chiuda ogni pettegolezzo"
CHI MANCA - "Pogba e Pirlo. Quel centrocampo era unico. E devo dire che Antonio Conte per me rimane il massimo. Quel 2011-12, con l’inaugurazione dello stadio, fu una rinascita incredibile. Tornerà? Non lo so. Di sicuro, io credo che la sua frase sulla Juve che non può sedersi a un ristorante da 100 euro sia stata giudicata offensiva dalla società. E con ragione, aggiungo. Mi sarei offesa anche io".