DOPO IL LANCIO DELLA SUPERLEGA - «Ero molto provata e andai a piangere sulla tomba dei miei genitori. È stata una delle peggiori esperienze della mia vita: è stato drammatico, non sto esagerando. Dopo aver passato una vita al fianco della famiglia Agnelli, e con il senso di profonda gratitudine che provo in particolare per l’Avvocato Gianni e suo fratello Umberto, mi sono trovata in una situazione molto difficile. Io sono una grande tifosa juventina, ma il progetto della Superlega era un grave errore».
OGGI - «Mi sembra sia stata pronunciata la parola fine. Alla base del ricorso c’era il teorico abuso di posizione dominante da parte di Uefa e Fifa e adesso è chiaro che così non è. La Superlega era nata male. Tutte le istituzioni politiche e sportive si sono schierate dalla parte dell’Uefa, ma sono stati soprattutto i tifosi con la loro immediata protesta a prendere una posizione netta e inequivocabile. I club fondatori della Superlega non avevano tenuto in considerazione proprio loro, i tifosi. Cioè le persone a cui il calcio si rivolge e che non hanno alcun interesse se non il rapporto viscerale con la loro squadra».
DOPO IL COMUNICATO - «E crollò il mondo. Il mio mondo, visti i rapporti con la famiglia Agnelli e il ruolo che ho nell’Uefa. Ogni dieci minuti cambiava lo scenario, non si capiva cosa stesse accadendo. Ci sono state riunioni continue per ventiquattro ore, sembrava un attacco micidiale al sistema».
LE REAZIONI - «Già nella notte arrivarono le telefonate di Macron e Johnson. Il giorno dopo anche Draghi rilasciò una dichiarazione. L’idea di fondare la Superlega era sbagliata, lo dico chiaramente e senza alcun dubbio. Dentro di me la ragione ebbe subito la meglio sul cuore. Sono rimasta fedele all’Uefa perché penso che il calcio debba essere di tutti. Il progetto della Superlega si sgretolò in fretta perché aveva completamente ignorato la parte più importante del calcio: i tifosi, quelli che amano i loro campionati, che spendono soldi e tempo per le squadre e le partite, che sono animati da grande e sincera passione. La protesta della gente fece capire quanto grosso fosse stato l’errore. E nove club si tirarono indietro subito».