Il 16 giugno 2017 nascevano le Juventus Women, cinque anni dopo è tempo di bilanci... e di sorrisi.. Cinque scudetti, tre Supercoppe e due Coppe Italia in un progetto guidato da Stefano Braghin, che ne parla così a Tuttosport: "L’ultima stagione è andata oltre le aspettative, al di là dei tre titoli in Italia, una cosa che non eravamo riusciti a fare e che non potremo migliorare. L’approdo ai quarti di Champions l’ha resa straordinaria e inaspettata. È stato importante il cambio di passo in Europa: abbiamo vinto con il Lione, che sarebbe diventato campione, e a Wolfbsurg. Abbiamo acquisito molta più consapevolezza sul mantra del gap tra noi e le straniere, quando vai a vederlo da vicino non fa più tanta paura". 
 
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MONTEMURRO - «È stato fondamentale in alcuni passaggi, soprattutto in Europa. Aveva già vissuto quel tipo di gare, e di avversarie, aveva l’abitudine a vincere: ha trasmesso la consapevolezza che non eravamo ospiti in Champions ma protagonisti. Ha dato una consapevolezza diversa alle ragazze, che già venivano da un percorso virtuoso di quattro anni a livello tecnico e tattico. Ha dato un nuovo metodo di lavoro e un nuovo stile di gioco, anche per l’Italia». 
 
UN SOLO ACQUISTO - «Le ragazze erano molto migliorate, mancava però un ultimo collegamento tra gambe e testa per la consapevolezza del loro livello di gioco. Peyraud-Magnin è uno dei portieri più forti al mondo e, al di là delle parate, ha la capacità di saper giocare con i piedi, interpretando al meglio le idee di Montemurro, che si è ritrovato una calciatrice in più nella fase di costruzione. Il resto lo ha dato il cambio di mentalità, con un gioco che ha valorizzato caratteristiche che si vedevano meno. E poi un calcio propositivo, non in difesa della porta ma alla ricerca della conclusione. Quasi 120 gol in 43 partite». 
 
GAP ESTERO - «C’è una differenza di fisicità, intensità e tecnica individuale con i Paesi top, è vero. Ma abbiamo capito di poter emergere con altre vie: organizzazione, intensità, stile, consapevolezza dei propri mezzi. E fa sperare che, quando avremo raggiunto una certa intensità e fisicità, con la nostra organizzazione saremo più competitivi». 
 
LO 0.6 A BARCELLONA - «Mi sentivo in buona compagnia, visto che poco prima ne avevano rifilate 4 al Chelsea in finale di Champions. È stato bravo Montemurro, dando un primo segnale sul 4-0: invece di pensare a limitare i danni, ha detto alle ragazze di andare avanti con il nostro gioco. Abbiamo capito che non saremmo mai stata una squadra che difende quello che ha acquisito». 
 
NOME SIMBOLO - «Tutte hanno vissuto una delle loro migliori stagioni. Lenzini però merita una menzione. È arrivata come un di più. In certe partite e momenti, e ruoli diversi, è stata spesso decisiva. Deve far riflettere i dirigenti, se fosse stata una straniera acquistata avremmo acceso i riflettori». 
 

PROSSIMO ANNO - «Sarà la più difficile perché sarà più complicato confermarsi, per una serie di motivi. Perché partiremo dopo una stagione estenuante: ci sono l’Europeo e il preliminare di Champions il 18 agosto a eliminazione diretta. Perché non c’è più l’effetto novità-allenatore. Perché la concorrenza cresce moltissimo: Roma, Inter e Milan, più il Sassuolo outsider. Loro saranno più forti e noi più stanchi, giocando per due anni di fila». 
 
MERCATO - «Conservativo: annoia un po’ i tifosi, ma è la mia filosofia. Al massimo tre innesti. Rientra Cantore da Sassuolo, poi un volto a centrocampo e uno in attacco. Staskova? Era in scadenza. Le abbiamo proposto di rimanere legata a noi, con eventuale prestito. Ha preferito andare via. Con le altre non ci sono state problemi, rinnovando con quasi tutte fino al 2024. Non abbiamo percepito nessuna difficoltà nel voler rimanere, sono curiose di vedere fin dove possiamo arrivare». 
 
IN EUROPA - «Purtroppo il ranking della nostra federazione non ci evita il preliminare: due gare secche per raggiungere il secondo turno. È una trappola. Mi arrabbio quando parlano di fase a gruppi: servono 4 partite per arrivarci. Le affronteremo nelle condizioni peggiori, fisiche e di riposo. Ma un anno fa, di questi tempi, non avevamo ancora vinto in Europa. Noi varremo i quarti di Champions quando li avremo fatti tre volte, una non basta». 
 
PROFESSIONISMO - «L’avvento del professionismo ha generato la necessità di creare maggiore attrattiva per generare ricavi che supportino i costi del professionismo. Per le ragazze è una conquista storica, ma il prezzo deve essere sostenuto - come in Spagna e in Inghilterra - anche dalle istituzioni. Per rendere il campionato più attrattivo e provare ad avvicinarci a certi ricavi tv servono partite equilibrate e un livello più alto: meno squadre per gare più competitive». 
 
PROGETTO CONTINASSA-BIS - «Era molto attuale prima della pandemia. Resta nell’agenda del club: non è stato abbandonato né ridimensionato».