MUSTI SI PRESENTA - "Sono stato uno dei primi a cominciare direttamente col calcio a 5 a 14-15 anni. A Roma era molto diffuso, magari non così radicato come oggi, comunque iniziai nelle giovanili di uno dei club che poi sarebbe confluito nell'attuale Lazio. Ho fatto tutta la trafila lì fino alla Serie A e fatto diverse presenze in Nazionale, poi diverse esperienze da allenatore, anche con la Nazionale italiana, e ora alla Juventus".
COM'È NATA LA COLLABORAZIONE - "La Juve ha guardato all'estero e ha notato che in Paesi come Spagna, Portogallo e Brasile molte squadre già utilizzino la doppia attività. Casualmente c'è stato l'incontro tra me e la società grazie ad Alberto Lampo, precedentemente a contatto con me per progetti di questo tipo da altre parti, ed è arrivata un'ottima proposta da parte della Juve, che mi ha stimolato molto sia per il prestigio del club sia perché mi rende un apripista di questa metodologia integrata".
DIFFERENZE TRA CALCIO A 11 E A 5 - "Ci sono tanti luoghi comuni. Oggi ci sono molti giocatori che arrivano al calcio a 11 provenendo dal calcio a 5, soprattutto in Brasile e Argentina ma non solo. Le caratteristiche più importanti del calcio a 5 sono la tecnica, basti pensare al Sud America, e la velocità di pensiero, si veda soprattutto quello che fa il Barcellona, alla cui struttura sta guardando la Juve. Smarcarsi rapidamente e ragionare in spazi ristretti, questi sono i principali punti di contatto che dobbiamo trovare tra giocatori di calcio a 5 e a 11".
OBIETTIVI - "Miglioramento tecnico specifico, soprattutto in smarcamento e uso del piede, o anche il controllo orientato. E vedere tutto questo assimilato nella gestualità normale del ragazzo sul campo da calcio. Ci vogliono anni, intanto la Juve ha fatto da apripista in Italia. In Europa già si è capito che integrare le due discipline porta dei vantaggi".